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DIARIO DI AYSEL, Ex schiava del mondo alternativo

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view post Posted on 10/5/2008, 11:08
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DIARIO DI AYSEL scritto dall'interprete del personaggio
AUTRICE : Laura



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INTRODUZIONE BIOGRAFIA



Il mio nome è Aysel, non ricordo il mio cognome, né il luogo dal quale provengo; troppo tempo è passato, il mio fattore di guarigione non mi permette di invecchiare, probabilmente sono immortale; sono sulla terra da talmente tanto tempo da non ricordare più il volto dei miei genitori, né i loro nomi.

Durante la mia vita ho visto tante cose…Guerre, Epidemie, Soprusi…ho conosciuto la violenza in ogni sua forma, ho viaggiato in lungo e in largo scoprendo culture sconosciute ed imparando incantesimi di proporzioni inimmaginabili…attraverso questo diario vi racconterò la mia lunga esistenza e scoprirete un mondo che non avevate mai immaginato esistesse.




OH MIEI DEI !



Il primo periodo di cui ho memoria è forse uno dei più lieti, vivevo in un epoca in cui la mia magia mi innalzava al dì sopra degli altri; a quel tempo mi trovavo in Grecia, lì ero considerata una Divinità, vi sembrerà assurdo ma vivevo sul monte Olimpo insieme ad altri esseri “Speciali” come me. La vita era meravigliosa, i greci ci facevano doni, costruivano templi per venerarci ed in cambio noi ottemperavamo alle loro richieste; mi identificavano come Madre Natura, a causa del mio potere di plasmare la terra; con il tempo però il potere diede alla testa a molti di noi, da lì nacquero numerose leggende che mostravano la crudeltà di alcuni e la generosità di altri Dei. Uno di questi mitici episodi vede coinvolta anche me; conoscete la leggenda di Apollo e Dafne?

Il mito di Dafne ha come prologo l'uccisione da parte del dio Apollo del serpente pitone. Fiero di sé il dio del Sole si vantò della sua impresa con il dio dell'Amore Cupido, schernendolo per il fatto che le sue armi, arco e frecce, non sembravano adatte a lui. Cupido, deciso a vendicarsi, colpì il dio con una freccia d’oro, in grado di far innamorare alla follia dei e mortali della prima persona su cui avesse posato gli occhi dopo il colpo, e la ninfa Dafne, di cui Apollo si era invaghito, con una freccia di piombo che faceva rifuggire l'amore. La ninfa colpita dalla freccia di piombo appena vide Apollo cominciò a fuggire. Apollo iniziò allora ad inseguirla, finché non giunse presso il fiume Peneo, pregando la terra di aiutarla. Dafne si trasformò così in un albero d’alloro. Il dio, ormai impotente, decise di rendere questa pianta sempreverde e di considerarla a lui sacra e a rappresentare un segno di gloria da porre sul capo dei migliori fra gli uomini, capaci d'imprese esaltanti.

In realtà la ninfa in questione era un semplice essere umano, una donna talmente bella da essere considerata una ninfa. Io e Dafne eravamo amiche, quasi sorelle, ma per una maligna sorte, la sua avvenenza fu notata dal più egoista degli Dei, Apollo, aveva poteri incendiari che i greci collegavano al Sole; egli era ossessionato da Dafne, non desiderava altro che farla sua. Stanca di questa persecuzione Dafne venne ad implorare il mio aiuto, inizialmente non le prestai ascolto, non credevo che Apollo potesse diventare pericoloso, ma un giorno lui le tese un agguato nella foresta, tentò di violentarla…non dimenticherò mai le sue grida nella mia testa, le nostre menti erano collegate, all’epoca non riuscivo ancora a controllare la mia telepatia dunque creavo, involontariamente, un legame psichico con tutte le persone con cui instauravo un forte legame emotivo; la raggiunsi e la vidi intenta a difendersi da quel mostro… feci ciò che andava fatto…usai i miei poteri per tramutare Daphne in un albero. Daphne mi fu grata, fu questo l’ultimo pensiero che trasmise alla mia mente prima di perdere per sempre le sue facoltà di essere umano.

Con il passare dei secoli la verità è stata distorta, il racconto della triste sorte di Dafne fu ridotto ad una leggenda, ma io non dimenticherò mai ciò che le è successo, perché fu allora che lasciai l’olimpo, gli uomini erano stati corrotti dal potere, l’essersi proclamati Dei aveva mutato il loro animo, credevano di poter fare ciò che volevano, e Dafne né è la prova.


DAFNE
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DEA AYSEL
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Edited by LARA__CROFT - 31/5/2008, 02:02
 
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Amore Eterno.


Viaggiai in lungo e in largo scoprendo nuove culture, ma nessuno dei mie precedenti viaggi fu significativo quanto quello in cui mi recai a Dharan, dove udii per la prima volta il nome di Arioch.
Nel mio mondo Dharan è una città di guerrieri votati a combattere per il bene nel nome di Arioch.
Trascorsi molti anni in quella città fantastica, imparai a conoscere ed amare il mito di Arioch; egli era per me la rappresentazione di ciò che un Dio avrebbe dovuto essere, buono, giusto e potente.
I momenti più belli vissuti a Dharan furono quelli che trascorsi con Angel…non so se sia stato il mio primo amore, è di certo il primo che io riesca a ricordare e quello che mi abbia resa più felice; Angel era un giovane guerriero bello e coraggioso; tante volte sono rimasta a contemplare i suoi occhi grigi, tante volte ho accarezzato i suoi folti capelli neri e mi sono lasciata andare tra le sue forti braccia; fu Angel ad insegnarmi a gestire la mia telepatia, era anche lui telepatico. Ricordo che un giorno mi disse che non mai aveva incontrato una persona con una telepatia del mio livello, era il tipo più potente che esistesse, in pochi vantavano una tale capacità ed erano altrettanto pochi quelli in grado di gestirla; la maggior parte dei telepati di livello omega, così definiva il mio potere, impazzivano o morivano incapaci di gestire una tale potenza; ma io avevo resistito, ed in poco tempo imparai a controllarla.
Più tempo trascorrevo a Dharan più cose apprendevo di Arioch, mi accorsi di essergli ormai devota, imparai molti incantesimi e mi innamorai più che mai…Angel era l’uomo che avevo sempre sognato e desideravo condividere con lui il resto della mia vita…lo feci…sposai Angel…fu la cosa migliore che potessi fare, mi regalò momenti di gioia pura, con lui mi sentivo veramente una Dea.
Purtroppo il tempo passava ed io non ero in grado di dargli un figlio, non so per quale motivo, non ne ero in grado; ma il mio caro Angel non me lo fece mai pesare, era sempre buono e gentile e mi trattava come fossi un gioiello prezioso, un manufatto di rara bellezza, mi definiva una ROSA DI CRISTALLO, tanto bella da incantare ogni essere che vi posi lo sguardo e tanto fragile da dover essere protetta anche dalla brezza del mattino. Ma Angel si sbagliava, non ero io quella fragile; il tempo passava e lui invecchiava mentre io rimanevo sempre come quella rosa di cristallo, artificiale, impossibile da uccidere.
Angel aveva 50 anni quando si ammalò, diveniva ogni giorno più pallido e debole, fingevo di non vedere quanto stesse male, rimasi la sua gioiosa sposa fino alla fine, fino a quando lo vidi esalare l’ultimo respiro; quella notte mi chiamò a sé, forse è vero che le persone avvertono quando stanno per morire, mi guardò con quei suoi splendidi occhi sempre lucidi a causa della malattia, nonostante le rughe il suo volto mi appariva ancora come uno dei più belli che avessi mai visto, mi avvicinai al letto e lui mi strinse la mano, poi mi accarezzò una guancia e mi sorrise, in quel momento credevo che il dolore mi avrebbe ucciso; poi lui con voce fievole mi disse “ mia dolce Aysel…splendida rosa di un giardino incantato…sappi che ti ho amato dal primo all’ultimo giorno…hai reso la mia vita più felice di quanto potessi mai desiderare…” era affaticato, una lacrima scese dai miei occhi senza che potessi fermarla, lui me la asciugò e se la portò alle labbra “ Ti amo Aysel…E continuerò a farlo…oltre la vita e la morte…” mi sorrise ancora, ricambiai quel sorriso, mi chinai per baciarlo ma mi fermai quando sentì la sua mano abbandonare la mia…era morto; ed io con lui


AYSEL E ANGEL
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VESTE DA GUERRIERA DI DHARAN
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Edited by LARA__CROFT - 31/5/2008, 02:01
 
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La Metà Oscura.

Dopo la morte di Angel sentivo di non avere più motivo di esistere, tentai più volte di togliermi la vita, ma invano…niente poteva nulla contro il mio potere rigenerante, se mi tagliavo un arto quello ricresceva, se tentavo di dissanguarmi i tagli si rimarginavano…fu in quel periodo, quando ero perseguitata dal mio desiderio di morte, che mi accorsi di provare piacere per il dolore, quelle ferite mi facevano quasi dimenticare quella che mi portavo dentro…il dolore fisico mi aiutava a sopportare meglio quello interiore.

Spaventata da questo nuovo aspetto della mia anima mi rifugiai in uno dei luoghi più desolati del mio mondo… La Transilvania.

Me ne stavo rintanata in una foresta dove nessuno aveva il coraggio di addentrarsi, rimasi lì per molto tempo evitando qualsiasi contatto umano…fino a che un giorno non vidi ciò che la foresta nascondeva…alla fine di essa si trovava un maestoso castello, una delle più belle costruzioni che avessi mai visto. Nei maestosi giardini vidi un uomo che se ne stava seduto a godersi il chiaro di luna, rimasi nascosta tra gli alberi, ma lui si accorse comunque della mia presenza. Lo vidi sparire, e sobbalzai quando riapparve alle mie spalle. Aveva un bel volto con due splendidi occhi neri come la pece, ma il suo incarnato era pallido come quello di un morto, ed i capelli lunghi e neri non contribuivano a rendere il suo aspetto meno inquietante…eppure mi sentivo inspiegabilmente attratta da lui.

Mi invitò ad entrare nel suo castello e si presentò come il conte Vladimir Draculian…

Mi offrì una stanza per la notte, erano anni ormai che non riuscivo a dormire, in sogno vedevo Angel che mi tendeva la mano, ma quando tentavo di afferrarla un’ombra mi afferrava e mi allontanava da lui, accadde anche quella notte, mi svegliai di soprassalto, come sempre, ma questa volta accanto a me vidi un’ombra, era un uomo alto e magro dalla figura elegante, era il conte…si avvicino a me fissando i suoi occhi nei miei…mi sentivo così impotente, mi accarezzò il collo…io non riuscivo a muovermi…mi inclinò la testa in un lato e mi morse…sentì il sangue passare dal suo corpo al mio, era una sensazione terribile, un misto tra paura ed eccitazione…da un lato volevo che smettesse, dall’altro che continuasse… ad un tratto si fermò ad osservarmi ed esclamò stupito “ io non capisco! A questo punto dovresti essere morta!” lo guardai per un lungo istante, i nostri volti erano così vicini che avrei sentito il suo respiro sul collo, se solo lui avesse potuto respirare…quella era la prima volta che vedevo un vampiro…gli presi il volto tra le mie mani e poi…mi chinai a mordergli il collo…bevvi il suo sangue…se bevi il sangue di un vampiro dopo che lui ha bevuto il tuo diventi un vampiro a tua volta…iniziarono a spuntarmi i canini…sentivo la sete di sangue…ma un attimo dopo era sparita…il mio potere mi aveva guarita dal vampirismo.

Io ed il conte iniziammo una sordida relazione, ogni notte venivo vampirizzata per pochi istanti, la sete di sangue era eccitante, continuavamo a morderci a vicende mentre facevamo sesso, i nostri corpi sporchi di sangue che usciva dalle ferite che infliggevamo l’uno all’altra, ma il mio corpo rimaneva intatto, le mie ferite si rimarginavano lasciando solo il forte odore di sangue che veniva bevuto da entrambi…non so se io sia mai arrivata ad amarlo, certo il nostro rapporto ci aveva unito ad un livello che nessuna coppia aveva mai raggiunto, eravamo andati al di là sei sentimenti, avevamo un legame di sangue.

Non so quanto tempo rimasi con lui, ma ricordo perfettamente la notte in cui la nostra relazione finì…Ogni notte il conte lasciava il castello per delle ore, io lo aspettavo impaziente di essere nuovamente la sua concubina…quella notte portò qualcosa con se, o meglio…qualcuno.

Dalla camera da letto sentivo urla strazianti, scesi nel salone per vedere cosa stesse succedendo; vidi il conte chino su di un neonato che continuava a singhiozzare, quasi come se sapesse la sorte che gli era toccata, Vladimir si voltò verso di me, aveva un sorriso diabolico sul volto, tese il bambino verso di me quasi come se volesse chiedermi di favorire, mi avvicinai, fissai i miei occhi in quelli della piccola creatura che ora aveva smesso di piangere…se ne stava lì a fissarmi come se si aspettasse qualcosa da me, alzai lo sguardo verso il conte, gli sorrisi! Guardai la candela che tenevo tra le mani, la trasformai in legno, vidi l’orrore sul volto di Draculian mentre la candela assumeva la forma di un paletto…non gli diedi il tempo di scappare…gli conficcai il paletto nel cuore…afferrai il bambino prima che divenissi polvere, in un attimo eravamo ricoperti da quello che una volta era il conte Draculian…poi la polvere sparì così com’era apparsa ed io rimasi sola…con un bambino.


AYSEL E DRACULIAN

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Edited by LARA__CROFT - 31/5/2008, 02:00
 
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Maerlyn

Cercai invano la famiglia del piccolo, Draculian li aveva uccisi tutti, decisi che avrei cresciuto io il bambino e così gli diedi anche un nome…lo chiamai Maerlyn.

Insegnai a Maerlyn tutto ciò che sapevo, lo educai al culto di Arioch…Maerlyn era sveglio e piuttosto precoce, a due anni camminava e parlava come se lo facesse da anni; aveva solo sette anni quando i suoi incredibili poteri si manifestarono…ci trovavamo ancora in Transilvania, nella foresta accanto al castello di Draculian, era notte…mentre facevo danzare pupazzi di terra per divertirlo alzo lo sguardo spaventato verso di me…non capivo cosa stesse accadendo…lo vidi tendere le mani verso il fuoco acceso…alimentò le fiamme con la sua magia…poi sentii ululare…lui mi guardo come per dirmi che si trattava di ciò che lo aveva spaventato…un licantropo veniva verso di noi…non fece in tempo ad avvicinarsi…Maerlyn spalancò le braccia e noi fummo circondati da un cerchio di fuoco che teneva il lupo lontano…lo guardai stupita, aveva previsto l’arrivo del lupo!

Dopo quello sgradevole incontro decisi di lasciare la Transilvania …era troppo pericolosa; ci recammo in Gran Bretagna , lì Maerlyn crebbe, divenne uno splendido ragazzo; alto, bello, con lunghi capelli castani, ma un corpo troppo esile per un ragazzo. Non aveva bisogno di protezione, i suoi poteri gli garantivano tutto ciò di cui aveva bisogno.

Io gli stavo vicina insegnandogli tutto ciò che sapevo, gli raccontai tutto ciò che avevo veduto e vissuto, gli insegnai ad amare Arioch ed a vivere con i suoi insegnamenti. Egli mi amava ed io amavo lui…ormai lo consideravo un figlio…quel figlio che non avevo né mai avrei potuto avere.

Vivemmo insieme fino al giorno in cui incontrammo la giovane Vivian…Maerlyn sembrava molto attratto da lei…sapevo che un giorno lo avrei perso ma non credevo che sarebbe accaduto così presto…Vivian gli parlo di un’isola in cui giovani maghi venivano istruiti e volti verso una magia aldilà di ogni immaginazione, questo luogo incantato posto in una dimensione sconosciuta le era stato rivelato da un potente stregone…fu così che Maerlyn decise di seguirla e raggiungere Avalon.

Mi chiese più volte di andare con lui, ma non volli…preferivo vederlo partire per un nuovo mondo giovane e felice che vederlo invecchiare e morire mentre io rimanevo giovane …non volevo di nuovo patire ciò che avevo sofferto con Angel. Ma Maerlyn era deciso più che mai a portarmi con sé…perciò decisi di partire durante la notte abbandonandolo al suo destino.



IL GIOVANE MAERLYN

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LA BELLA VIVIAN

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L’Inquisizione.

Dopo aver lasciato la Gran Bretagna mi recai in Italia, conobbi il fenomeno chiamato Inquisizione con questo termine si fa riferimento all'attività svolta da tribunali ecclesiastici speciali nati per iniziativa della chiesa cattolica, con l'incarico di garantire l'unità della fede e reprimere l'eresia. Si tratta di un fenomeno iniziato verso la fine del XII secolo e durato circa cinque secoli. Nel 1179 il concilio Lateranense III indetto da papa Alessandro III stabilì regole precise tese a evitare ulteriori scismi; dopo che a Roma si erano susseguiti un numero considerevole di antipapi. Tra gli altri provvedimenti che stabilivano regole, ad esempio, per la validità dell'elezione papale e per la disciplina dei provvedimenti adottati dagli antipapi, il canone 27 dettava regole chiare per contrastare l'eresia. Il principio, assolutamente nuovo nella storia del Cristianesimo, fu che la Chiesa riconosceva l'utilità delle leggi dei principi e delle punizioni corporali nella lotta contro l'eresia. I Catari, inoltre, accusati di eresia, venivano messi sullo stesso piano delle bande brigantesche che infestavano l'Europa in quel momento e sia contro gli uni che contro gli altri veniva bandita una vera e propria crociata. Fu in questo clima che conobbi padre Filippo, era un giovane sacerdote dalle idee rivoluzionarie. Lo incontrai il giorno del mio arrivo a Roma, era molto gentile e buono; mi insegno ciò in cui credeva, mi parlò del suo Dio, era un uomo davvero interessante, intelligente e altruista oltre ogni dire, non gli rivelai molto sul mio conto, non era il periodo migliore per parlare di poteri e vita eterna. Passavo le mie giornate in sua compagnia, mi piaceva ascoltare le sue prediche a messa; avrei potuto abbracciare anch’io la sua fede tanto era bello il modo in cui ne parlava, a poco a poco mi innamorai di quell’uomo, e lui di me…ma la sua fede non gli permetteva di amarmi…i sacerdoti erano tenuti a prestare voto di castità… quella fede che avevo provato il desiderio di abbracciare, quel Dio che avrei voluto amare mi allontanavano dall’uomo che amavo. Provammo a stare lontani ma non ci riuscivamo, le nostre labbra desideravano toccarsi, i nostri corpi unirsi, le nostre anime amarsi…iniziammo una relazione clandestina…fino a che Filippo non aiutò una giovane accusata di Eresia…lo scoprirono e fu condannato a morte! Ero presente alla sua esecuzione, avrei voluto distruggere ogni cosa…uno degli uomini più buoni che avessi mai conosciuto, un prete che viveva solo per la sua fede, veniva giustiziato con l’accusa di aver tradito il suo Dio. Da quel momento smisi di credere nella chiesa…aiutai migliaia di eretici a sfuggire al proprio destino…feci tutto in nome di Filippo e del Dio che aveva tanto amato. Poi un giorno persi una vita, uno dei miei protetti fu arrestato e giustiziato…lasciai immediatamente l’Italia.

 
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Re Artù



Tornai in Gran Bretagna dopo aver viaggiato per anni in lungo e in largo, lì ero stata felice ed avevo bisogno di ritrovare un po’ di tranquillità. Erano passati ottant’anni da quando avevo lasciato quel luogo e Maerlyn, il mio adorato figlio; ormai era certamente morto. Un giorno incontrai un vecchio, aveva una lunga barba e dei candidi capelli bianchi, ma i suoi occhi…li avrei riconosciuti dovunque…era Maerlyn…mi chiesi come avesse potuto vivere tanto a lungo…era in compagnia di un ragazzo, non volevo avvicinarmi, non doveva vedermi; ma fu lui ad avvicinarsi a me.

“ Mamma!” esclamò sorpreso “ Come sei…bella!” la sua voce era piena di tenerezza e di commozione…dovevo essergli mancata davvero molto. Mi presentò subito al ragazzo, si chiamava Arteo, era un bel ragazzo, biondo con due splendidi occhi azzurri, Maerlyn mi disse di aver avuto una visione su di lui, era destinato a diventare un grande Re, lui e Vivian avevano deciso di addestrarlo.Come ormai avrete capito Arteo sarebbe diventato il leggendario Re Artù, ed il mio Maerlyn era il grande mago Merlino. Nel vostro mondo Viviana, la dama del lago, e Merlino hanno separato Artù dalla sua sorellastra Morgana, facendoli poi incontrare dopo anni per fargli concepire un bambino, Mordred; questi ha poi provocato la fine di Artù…nel mio mondo Maerlyn, cresciuto con i miei insegnamenti, ha deciso di far crescere Arteo e Morgan insieme; i due non hanno mai avuto un figlio e Morgan ha perfino consigliato Arteo nella scelta della sua sposa, scelta che è ricaduta sulla giovane Hanna che ha portato rispetto e onore al nome di Arteo con la sua fedeltà e con la sua onestà… Artù è ancora oggi considerato uno dei più grandi re della storia. Anche nel mio mondo i loro nomi sono stati trasformati e la realtà della sua storia è stata ridotta ad una semplice leggenda.


ARTEO
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MORGAN

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MAERLYN, L'ANZIANO

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Tabula Rasa


Viaggiai per secoli fino a che non giunsi nel villaggio di Salem dove conobbi un nuovo amore ma soprattutto dove riemerse la mia metà oscura. Salem era un villaggio tranquillo, pieno di gente bigotta e fatto di antiche tradizioni. Incontrai John per caso, nel mercato del villaggio, mi ero stabilita lì da poco ma ero già riuscita a costruirmi una vita, certo avevo dovuto manipolare delle menti perché mi accettassero senza fare storie, ma dopo quello che avevo sofferto avevo bisogno di un po’ di tranquillità. John era un uomo saggio, ma un po’ troppo tradizionalista…in molte lo consideravano un buon partito, ma egli scelse me…si innamorò alla follia e mi chiese di sposarlo…rifiutai…non potevo permettere che accadesse ancora…ero già stata sposata e mi era bastato…iniziammo una relazione…per evitare scandali ci incontravamo clandestinamente; gli abitanti di Salem tendevano a demonizzare il sesso, come tutti i cristiani…i tempi erano cambiati rispetto all’antica Grecia, ora la purezza era la dote più importante per una donna…ma io avevo perso la mia da molti anni ormai. Cercai di prendere da John tutto ciò che potevo, perfino quando egli si sposò, e la mia morale avrebbe dovuto dunque tenermi lontana da lui, continuai a vederlo…fino a che la follia non divampò nel villaggio. La caccia alle streghe scoppiò nel 1691, dopo che alcune giovani dichiararono d'essere state vittime d'un maleficio. Le ragazze tra cui la figlia e la nipote del reverendo Samuel Parris, Betty ed Abigail, erano solite incontrarsi per "prevedere" il loro futuro. Tra loro c'era anche una giovane di nome Sarah Cole che, al processo, dichiarò d'aver visto uno spettro sotto forma di bara in quella che utilizzavano come sfera (un albume sospeso in un bicchiere pieno d'acqua). Le bambine cominciarono ad assumere comportamenti strani (bestemmie, stati di trance) e a subire attacchi epilettici. "L'epidemia" si diffuse a molte altre giovani del paesino e, essendo i medici incapaci di spiegare i fatti, venne dichiarato che le giovani erano vittime di Satana. Vennero arrestate tre donne: la schiava dei Parris, Tituba, una mendicante, Sarah Good, e l'anziana Sarah Osborne. La prima confessò d'essere una strega e aggiunse d'aver incontrato un uomo alto proveniente da Boston che per i giudici era, ovviamente, Satana. La caccia alle streghe scoppiò in tutto il suo orrore nel 1692. Venne istituito un vero e proprio tribunale. Vennero incarcerate e giustiziate 20 persone, tra cui anch’io…la moglie di John aveva sempre saputo della nostra relazione ed approfittò della follia generale per punirmi…la signora si era accorta che non partecipavo ai riti cattolici e non frequentavo la chiesa, non le ci volle molto per instillare il dubbio nelle sue compaesane, la mia condotta “immorale” contribuì a screditarmi ai loro occhi…per loro ero una pu***na ed una Strega, un essere infernale che non meritava di vivere. La notte prima dell’esecuzione John venne a trovarmi; era distrutto all’idea che fossi giustiziata; non aveva mai amato sua moglie, l’aveva sposata solo per una convenzione sociale, e perché io gli avevo detto di no . Passammo la notte insieme, fu dolce e romantico…non poteva sapere che l’indomani non sarei morta. “ Non posso credere che ti abbiano condannata!” mi disse con le lacrime agli occhi “ Tu no puoi essere una strega, una donna con un cuore come il tuo non ha nulla a che spartire con il demonio!” “ è la magia stessa a non avere niente a che fare con il demonio!” esclamai, lui strabuzzò gli occhi e disse “ Cosa vorresti dire?” accarezzai il bel volto e dissi” Le streghe non sono nient’altro che una leggenda, non esiste niente del genere…tuttavia esistono persone con dei doni…poteri…come questo!” una rosa emerse dal freddo pavimento della prigione, lì dove nulla cresceva, avevo plasmato una vita “ può un dono come questo essere frutto di un demonio?” gli sorrisi porgendogli la rosa, ma quando guardai i suoi occhi vi lessi tutto il suo orrore “ è vero…tu sei…tu sei una strega!” iniziò ad inveire contro di me “ Sei la pu***na del diavolo…è così che mi hai fatto innamorare, con un incantesimo, una maledizione?” continuò ad urlarmi cose orribili, mi sentivo così stupida per aver creduto che lui potesse capirmi…avrei dovuto immaginarlo…un uomo che si sposa per dovere e non per amore non avrebbe mai potuto comprendere qualcosa come la magia.Il mattino seguente tutto il villaggio era presente alla mia esecuzione, compreso John che stringeva la mano di sua moglie guardandomi con disprezzo ed unendosi al coro degli abitanti di Salem che urlavano “ A Morte la strega!” mentre i miei aguzzini si avvicinavano con le torce…quando ebbero accesso la paglia sotto i miei piedi sentì le fiamme salire velocemente…sentivo le fiamme sulle mie carni…dicono che ad un certo punto il dolore non si senta più…per me non fu così!...ogni volta che la mia pelle si rigenerava era come se le fiamme toccassero le mie carni per la prima volta, urlavo disperata e pensavo…pensavo a Filippo…quello era stato il suo destino, così era morto in nome di quel Dio che quel giorno condannava me…sciolsi le funi che mi tenevano legata al palo, attraversai le fiamme sotto gli sguardi terrorizzati degli abitanti di Salem che osservavano le bruciature sulla mia pelle scomparire come se non ci fossero mai state; iniziarono a scappare in preda al terrore…spalancai le braccia urlando “ VEDIAMO QUANTO è POTENTE IL VOSTRO DIO…PREGATE CHE ALMENO LUI SIA IN GRADO DI SALVARVI DALLA MIA IRA” alcuni abitanti furono trasformati in alberi, quelli che si rifugiarono nelle loro case furono soffocati dalle mura che si stringevano intorno a loro; altre persone morirono uccise dai loro incubi, sui accasciarono a terra con gli occhi fuori dalle orbite ed i capelli bianchi per il terrore; non risparmiai nessuno, né donne, né bambini, né tanto meno John…torturai la sua mente facendolo retrocedere all’età infantile per poi tormentarlo con le sue paure di quell’età fino a che non morì in preda al terrore…di Salem non rimase più nulla…ancora oggi non è altro che un cumulo di macerie…quel giorno conobbi la forza distruttrice del mio potere ed il sapore della vendetta.


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view post Posted on 30/8/2008, 15:38
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Sacerdotessa, conoscitrice di dottrine religiose e mistiche, ritualistiche esoteriche

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L’Isola delle Sirene



Ormai il mio animo era corrotto, avevo distrutto una città, torturato i suoi abitanti conducendoli ad una morte orrenda, nel mondo non c’era più posto per me… L’oceano mi aveva sempre attratta, con i suoi misteri, le sue ricchezze, così decisi di plasmare il mio corpo in modo da poter sopravvivere sott’acqua…resi i miei polmoni in grado di respirare sul fondale marino e per aiutarmi a muovermi con più facilità tramutai le mie gambe in una coda di pesce…Assurdo! Penserete, eppure è così, mi ero tramutata in una sirena. Purtroppo per quanto grande il mio potere fosse non potevo mantenere la mia trasformazione in eterno, perciò dovetti creare un luogo in cui poter riposare per recuperare le forze…Rantay. Con il mio potere prelevai della terra dal fondale marino e la tramutai in qualcosa di straordinario, un vero paradiso terrestre pieno di vegetazione, di frutti sconosciuti creati appositamente da me. Lì credetti nuovamente di poter essere felice…ma non si può essere felici quando si è costretti a convivere con ricordi come i miei come unica compagnia. Filippo una volta mi aveva narrato che il suo Dio aveva creato l’uomo dalla terra…Decisi di fare lo stesso. Così creai Virbin…la mia creatura era in tutto simile ad un essere umano,parlava, camminava, respirava…ma io non ero Dio, la mia creatura, per quanto perfetta potesse sembrare, mancava della cosa più importante…l’Anima. Ciononostante mi teneva compagnia, lei era come una parte di me, non so esattamente come funzionasse ma era come se una parte della mia anima si fosse trasferita in lei donandole la vita. Virbin aveva l’aspetto di una donna di mezza età, con lunghi capelli castani striati di bianco raccolti in una crocchia, un sorriso gentile ed occhi dolci e comprensivi, ogni volta che la guardavo mi sembrava di conoscerla, come se avessi raccolto la sua immagine dalla mia mente, come un ricordo lontano rimosso dal tempo. Virbin si prendeva cura di me come un automa programmato per servirmi, ma ciononostante mi affezionai a lei, era bello avere qualcuno con cui parlare, anche se era guidata dal mio inconscio. Nuotando tra le acque diedi origine a numerose leggende, naturalmente non sono tutte opera mia, credo infatti che le sirene siano realmente esistite, io facevo parte di quelle che portavano in salvo i marinai per poi sparire nel nulla, probabilmente era un modo per espiare la mia colpa. A Rantay fui felice per un po’, ma per quanto volessi convincermi del contrario la verità è che ero sola…sola in compagnia di me stessa.Molte volte ero stata sull’orlo della pazzia ma mai come allora, sapevo quanto la mia follia potesse essere distruttrice, così decisi di abbandonare Rantay per tornare nel mondo reale.


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La fanciulla e il demone



Una volta lasciata Rantay mi recai in una delle terre più strane che avessi mai visto…il Giappone. Qui ritrovai una antica usanza che speravo di essermi lasciata alle spalle: il culto degli Dei. Il demone dalle otto teste Orochi, dominava la regione di Izumo dove chiedeva in sacrificio delle vergini in cambio della promessa di non devastare i terreni. Qui incontrai il giovane Susanoo, che aveva il potere di dominare le acque del mare e di creare tempeste, egli era stato esiliato dagli altri DEI e vagava ormai senza una meta. Insieme ci incamminammo nella regione dominata da Orochi dove incontrammo tre persone disperate: due genitori ed una giovane ragazza. I due anziani ci riferirono che la ragazza, Kushinada, era la loro figlia e la prossima predestinata al sacrificio alla malvagia creatura. La grande bellezza e gentilezza della giovane Kushinada incantarono Susanoo a tal punto che non poté far a meno di innamorarsene. Così, il dio promise che avrebbe salvato la sua vita, in cambio della possibilità di sposarla. Ovviamente, i genitori acconsentirono al matrimonio, pur di aver salva la vita della loro figlia. Susanoo, allora, ordinò che fossero raccolti otto barili di sake, da disporre di fronte alla casa dove vivevano i tre, quindi mi chiese di trasformare Kushinada in un pettine, che usò per acconciarsi i capelli, si nascose in una vicina foresta. Quando Yamata no Orochi giunse di fronte alla casa di Kushinada, trovò gli otto barili di sake e non poté far a meno di ubriacarsi, finché ogni testa cadde addormentata. Solo quando tutte le teste del mostro scivolarono in un sonno profondo, Susanoo abbandonò il suo nascondiglio, ma Orochi, per quanto ubriaco, non era del tutto addormentato all'arrivo di Susanoo. Ne seguì, quindi, un combattimento che durò per ore, dovetti intervenire con i miei poteri telepatici per far si che Susanoo avesse la meglio.

Dopo aver tagliato tutte otto le teste di Yamata no Orochi, Susanoo cominciò a tagliargli anche le otto code. Riuscì a tagliare senza difficoltà le prime sette ma, quando giunse all'ottava e maggiore di esse, la sua spada impattò contro qualcosa di molto resistente. Fu così che Susanoo trovò la leggendaria spada Ame no Murakumo che fu consegnata alla Dea del sole Amaterasu, sorella di Susanoo, come dono di riconciliazione. Da allora, la spada è ritenuta una dei Tre Tesori Sacri di Yamato.

Dopo la morte di Yamata no Orochi, Susanoo sposò la giovane Kushinada e i due vissero felici in una casa costruita nella regione di Izumo. Attualmente, il luogo dove secondo la leggenda i due vissero in pace è considerato un santuario.

Per un po’ vissi in quella regione con loro, ma nessun luogo era mai abbastanza grande per me. Visitai tutto il Giappone fino a che un giorno rimasi piuttosto sconvolta da un aspetto della loro cultura. Una giovane sposa piangeva in strada malmenata dal suo sposo davanti agli occhi di tutti, molte volte in passato avevo visto una scena simile, il ragazzo aveva scoperto che la sua sposa non era arrivata vergine al matrimonio e ciò gli dava diritto a maltrattarla e umiliarla in pubblico; questa cultura era diffusa in gran parte del mondo…guardai gli occhi gonfi di lacrime della giovane e nella sua mente lessi la sua verità, la rabbia di ciò che le era stato fatto con la forza, la vergogna che l’aveva spinta a tenersi tutto dentro, e l’amore immenso che provava per quel giovane che la puniva per un peccato di cui non aveva alcuna colpa…in quell’esatto momento capii ciò che andava fatto, Rantay non sarebbe più stato il mio rifugio, ma quello di tante fanciulle indifese, Rantay doveva diventare l’isola delle vergini.
 
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view post Posted on 21/10/2009, 18:48
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DRAGO DELL'ELETTRONICA

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Chiudo il diario di Aysel, ma vista la passione nello scrivere di Laura, nel caso voglia continuarlo anche avendo abbandonato il pg, basta farcelo sapere e riapriamo il topic! ;)
 
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