FORUM DI UNIVERSO TOMB RAIDER

TOMB RAIDER REVELATIONS, (Fan-made Chapter 5 1/2, between Chronicles and Angel Of Darkness]

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view post Posted on 27/10/2010, 14:27
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DRAGO DELL'ELETTRONICA

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uaaaa ma sei uno scrittore nato tu!
 
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view post Posted on 29/10/2010, 23:50
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Avevo promesso il secondo capitolo per ieri... Se lo posto oggi va bene ugualmente? :P
Spero che lo gradiate, è lungo almeno il doppio del precedente, e comincia ad esserci un po' d'azione, finalmente! Nota bene che questo paragrafo sarebbe i livelli da 1 e 2 del gioco che avevo in mente. Il primo finisce circa a metà del capitolo, ed era pensato come un semi-tutorial per imparare a muovere il personaggio che, non essendo la storica protagonista, ha caratteristiche diverse: salta di meno sia in altezza che in lunghezza, è più lento e maneggia le pistole con due mani quindi ne maneggia una alla volta, ma in compenso ha una barra della vita lunga una volta e mezza la classica (150% per intenderci), utilizza armi più potenti in termini di danni e può usare i suoi pugni come arma. O, almeno, cosi avevo immaginato di rendere il personaggio in questione.

Ad ogni modo, preparate a leggere il corsiv... No, lascia perdere! Niente corsivo che rende solo più difficile leggere! Carattere normale! Via!


Capitolo 2: Nuovo grattacielo Von Croy

Jason fece al contrario la stada che portava alla mansione Croft. La sua Jeep si muoveva abbastanza silenziosa, nonostante le dimensioni, per le strade di Londra. Trovare la strada verso l'edificio che scorgeva in lontananza non fu particolarmente difficile, per cui non gli occorse troppo tempo per arrivarci davanti. L'insegna luminosa Von Croy capeggiava sull'edificio ancora in fase di ristrutturazione. Non doveva essere molto tempo che Von Croy lo aveva rilevato. Prima era un ufficio amministrativo per una fabbrica di cosmetici e via dicendo, prima che la ditta non andò fallita per la scomparsa della presidentessa generale e le indagini sull'uso di sostanze altamente tossiche impiegate nei cosmetici, oltre che per abuso di queste su cavie animali ed umana, addirittura sfociati in casi di mostrocismo. Una bella bottega degli orrori, su cui ora sorgeva il nuovo edificio Von Croy, sede di Londra. Jason passò lentamente davanti alla facciata, approfittando della strada sgombra per poter esaminare bene l'edificio senza rischiare un tamponamento. Sul davanti non vedeva niente di strano, semplicemente un edificio in restauro, tutto spento, ma intuiva che il caseggiato fosse tutto meno che disabitato. Passanso poco oltre, notò che dal lato, semi nascoste dai ponteggi per il restauro esterno, si intravedevano delle finestre illuminate, anche se non poteva scorgere all'interno per cercare eventuale sorveglianza. Sicuramente, la dentro c'erano anche lavoratori, più o meno onesti, ma comunque disarmati. Ma oltre a loro, sicuramente ci sarebbero state anche delle guardie armate. Forse anche cani di sorveglianza. Jason passò oltre, andando a parcheggiare dietro ad una curva, nascondendosi alla vista di eventuali sentinelle. Scese dalla jeep, preparandosi per l'incursione. Sapeva che nel caso venisse scoperto, le guardie avrebbero cercato di fermarlo, ma sospettava che queste avrebbero preferito eliminare l'intruso di propria mano piuttosto che chiamare la polizia. La storia dell'aguato a Lara Croft e alcune informazioni che aveva ottenuto su Von Croy quando lo scagnozzo di questi aveva tentato di contattarlo gli suggerivano che al signor Von Croy facesse comodo risolversi i problemi da solo piuttosto che avere la polizia a frugare tra le sue scartoffie. L'uomo controllò la sua arma, una grossa pistola semi-automatica calibro .45, caricando un colpo in canna anche se sapeva bene quanto fosse meglio per la missione usarla il meno possibile. Attese qualche minuto per far dimenticare il passaggio della sua jeep alle eventuali guardie appostate, prima di cominciare ad avvicinarsi all'edificio passando per i vicoli, deciso ad arrivare alle spalle di questo. Sarebbe poi penetrato nell'edificio utilizzando i ponteggi degli operai, tentando di fare meno rumore possibile. Il che era difficile, visto la sua taglia piuttosto massiccia, ma si sarebbe sforzato. Fortunatamente, indossava abiti neri, che lo avrebbero aiutato nell'oscurità, pur sapendo di non essere certo invisibile. L'uomo raggiunse in fretta l'edificio, avvicinandosi dal retro. Le impalcature per il lavoro degli operai erano parzialmente smontate, segno che la ristrutturazione era già a buon punto, ma comunque erano ancora agibili, con un po' di cautela, e conducevano ad alcune finestre dell'edificio. Poteva scorgerne almeno un paio illuminate, ma ne vedeva almeno un'altro paio buie, segno che non doveva esserci nessuno al di là del vetro. Tutt'al più avrebbe dovuto sperare che non avessero ancora adottato un sistema di allarme efficiente alle finestre. Jason iniziò a salire, muovendosi con calma sui punteggi, evitando per quanto possibile di farli scricchiolare e rimbombare sotto al peso dei suoi passi. Muovendosi con la dovuta lentezza, era relativamente facile camminare sui ponteggi, per cui non ci mise molto a raggiungere le scalette apposite per arrampicarsi più in alto sul ponteggio, arrivando all'ultimo piano percorribile in sicurezza. Qui c'erano un paio di finestre illuminate, ma ve ne era anche una leggermente più piccola delle altre, che sembrava promettente. Forse uno sgabuzzino, o comunque una stanza non molto importante, dove quindi il controllo era minore. L'ideale per l'incursione. L'unico problema ora era superare le finestre illuminate in modo da non farsi scoprire. L'uomo dovette procedere stendendosi a terra e strisciando per passare sotto alle finestre, muovendosi sempre lentamente per non passare proprio daventi alle luci e quindi non allertare un possibile spettatore. Strisciare senza ne far rumore ne alzarsi troppo da terra su un panò di ferro sopra ad un ponteggiò non fu facile, ma riusci a svolgere il compito alla meglio, arrivando quindi alla finestra incriminata. Era chiusa, ma la forzò senza troppo sforzo, trovandosi proprio dentro ad uno sgabuzzino per le scope, come aveva intuito. Non sembravano esserci allarmi o altro, al momento. Forse non li avevano ancora installati nelle camere meno importanti come gli sgabuzzini. Ad ogni modo, da qui in avanti il piano non sarebbe più stato cosi semplice. prima di tutto, avrebbe dovuto trovare una mappa o qualcosa che illustrasse la planimetria del palazzo, e da questa individuare i piani degli uffici amministrativi, tra cui quello delle stesso Von Croy. Una volta individuato il suo ufficio, avrebbe dovuto raggiungerlo e perquisirlo, sperando che ci fosse quello che cercava, per poi rifare la strada al contrario ed uscire di li, salvo ulteriori complicazioni. Jason si face avanti, cercando di uscire dallo sgabuzzino in cui si trovava, trovandosi quindi in una serie di corridoi divisi da scompartimenti da impiegato. Le luci erano accese, il che non era un buon segno. Inoltre si sentivano dei passi attorno alla stanza, probabilmente provocati da lavoratori. O ancor più probabile da agenti della sorveglianza. L'uomo si mosse senza far rumore, introducendosi in un corridoio e da questo in un cubicolo in modo da nascondersi alla vista. Sentiva almeno quattro direzioni da cui provenivano i passi, prodotti quindi da almeno quattro guardie. Un dispiegamento di personale cosi massiccio stava and indicare che il sistema di telecamere e sorveglianza video non era ancora stato registrato a dovere, il che era una vera fortuna. Prese il tempo per costatare la posizione delle guardie, ed il giro che stavano effettuando, decidendo quindi come muoversi. Le guardie avevano un passo decisamente pesante, visto che l'arredamento era provvisto di moquette che riduceva il rumore dei passi. Ad ogni modo, Jason comincio ad esplorare i vari scompartimenti, in cerca di qualche indicazione utile, stando nel contempo attento a non in cappare negli agenti della sorveglianza. Le varie scrivanie non affrivano molto su cui lavorare. File e file di computer spenti, con al massimo qualche foto a fianco, e poco più. Qualche foglio ancora ammassato sulle scrivanie riportava vari conti e importi, ma nulla che sembrasse utile. Le guardie continuavano la ronda, mentre lui cercava sempre di evitarle, continuando ad evitare corsia e cercando di muoversi alle spalle delle guardie per quanto possibile. Gli era anche capitato di vederle, di spalle. Guardie normali, semplici agenti di sorveglianza con la tutina azzurra, berretto e pistola d'ordinanza, forse una nove millimetri. Non molto potente, ma comunque letale. Jason continuava a muoversi, cambiando sempre scompartimento, cercando e cercando per trovare anche la più pallida informazione, ma il materiale su cui riusciva a mettere le mani sarebbe stato probabilmente più utile ad un agente della fisco che a lui... Chissa quante frodi al fisco si nascondevano, in quei numeri. Jason stava per perdere la pazienza, quando vide un altro modo per ottenere informazioni. Arrivato ad un capo della stanza per evitare la pattuglia, intravide dietro ad una porta a vetri le scale principali dell'edificio. Soprattutto, noto la parete informativa con riportati il numero di piano corrente e la descrizione degli altri piani dell'azienda. L'uomo attese pazziente che le guardie si allontanassero dalla posizione delle porte a vetri, per poi passarle veloce, ma senza far rumore. Fortunatamente le porte erano ben'oliate, e non scricchiolarono al suo passaggio. Da li si concesse solo il tempo necessario per asaminare la lista dei piani, controllando quale fosse adibito agli uffici dei dirigenti di rango più elevato. Non si stupi del fatto che questi fossero verso l'alto. A chi comanda piace far sentire gli altri sotto di se... Jason si riparò dietro alla parete prima delle porte a vetro, dando un occhiata per costatare che non fossero tornate le guardie, prima di superarle ed iniziare a salire le scale verso le porte della dirigenza. I gradini non avevano moquette, per cui doveva muoversi con più calma per non fare rumore. Fu anche fortunato in questo aspetto, mentre saliva, sentì il rumore di passi sui gradini, che rimbombavano per la tromba delle scale. Probabilmente pattugliavano anche le scale per stare più sicuri, ma non dovevano averne molta voglia le guardie assunte da Von Croy: facevano molto chiasso, pure troppo, segno di lavoro svolto tanto per fare. Non si aspettavano certo un intruso, a quanto sembra. Jason salì finchè possibile, prima di arrivare troppo vicino ai passi che sentiva salire e scendere dalle scale. Impossibilitato, quindi, a salire oltre, svicolò all'interno del piano che aveva raggiunto. Le porte a vetri davano stavolta su un piano decisamente più elevato nella gerarchia amministrativa: anziche in una grande sala con tanti compartimenti, dava su una piccola sala diversi corridoi ai lati che davano su dei veri uffici indipendenti. Al momento non sembravano esserci guardie, per cui l'uomo cominciò ad investigare nei vari uffici alla riceca di risposte. Molti erano chiusi a chiave, per cui dovette rinunciare a spiarci dentro dato che, anche se le porte non sembravano cosi resistenti, sfondarle avrebbe fatto davvero troppo rumore. I pochi rimasti aperti non sembravano contenere niente di molto importante. Anche frugando negli schedari e nelle scrivanie, non trovò niente di poi cosi interessante. L'unica cosa davvero interessante era costatare che non si era sbagliato sul sistema di sorveglianza: le telecamere negli uffici erano spente, acune addirittura non collegate. Il che spiegava la presenza di cosi tante guardie. Notò anche che gli uffici della parte sinistra avevano il condotto d'areazione che gli passava sopra, rientrando nella planimetria degli uffici. Visto che non poteva salire dalle scale, l'uomo rivolse la sua attenzione proprio ai condotti dell'aria, salendo in piedi su una scrivania per cercare di forzare una grata. Era chiusa con quattro viti, ma queste non sembravano particolarmente resistenti, per cui in mancanza di cacciavite e non potendo sparare, semplicemente afferrò la grata e inizio a tirare. Venne via senza neanchè troppo sforzo e senza fare troppo casino, così che potè semplicemente appoggiare da parte la grata ed infilarsi nei condotti dell'aria. Strisciare nei cunicoli gelidi dell'impainto di ventilazione non fù esattamente il massimo della vita, ma comunque con un po' di fatica riusci ad addentrarsi nella rete di trasmissione dell'aria, cercando uno svincolo per strisciare in salita, cercando di contare i piani cosi da ritrovarsi a quello giusto. Ci volle del tempo, ma alla fine riusci a salire abbastanza da raggiungere i vertici, gli ultimi piani dell'edificio. Ora bastava trovare il modo di scendere e trovare l'ufficio di Von Croy. Strisciando nei condotti, riusci alla fine a trovare una grata da forzare, ma guardando fuori da essa, si accorse che gli uffici manageriali erano sorvegliati a vista da altre guardie. Spiando dal condotto, riusciva a vederne due, una poco al di sotto di lui, mentre un'altra ispezionava il corridoio, passando li davanti solo temporaneamente, riprendendo nell'altro senso il controllo. Jason rimase qualche minuto a guardare le guardie, notando come una rimanesse sempre immobile, mentre l'altra continuasse a fare il giro dei corridoi posti forse a quadrato dato che appariva da un lato e scompariva dall'altro facendo una curva di novanta gradi ogni volta. Studiato i loro modi di operare, l'uomo finalmente decise di agire. Puntando il piede sulla grata, inizio a spingere per aprirla, scardinando leggermente le viti. Ovviamente, queste cigolarono per lo spostamento, ma solo dopo essersi allentate. la guardia sotto di lui provo a girarsi verso l'alto, ma prima di fare alcun chè, Jason colpi di nuovo la grata, con un calcio violento, facendola staccare e cadere proprio addosso alla guardia, che ne fu atterrata. Jason si lanciò nel corridoio, cadendo anche lui sopra la guardia, cosi da tramortirla per qualche ora! L'altra ovviamente aveva sentito tutto, ma l'uomo aveva calcolato da quale corridoio sarebbe arrivata a controllare, e si nascose dall'altra parte, lascinando che questa andasse a investigare su quanto accaduto al suo collega. Jason la prese alle spalle, stordendola con un buon pugno alla nuca da dietro. Perquisì le due guardie svenute, togliendogli le armi e scoprendo una scheda magnetica addosso ad una di loro dopo averle sistemate, sperando che non ce ne fossero altre. L'uomo tese l'orecchio durante la perquisizione, in ascolto, ma non sentì alcun rumore di passi in avvicinamento o altro, per cui prosegui l'esto ispezionando i corridoi. In effetti, aveva preso il piano giusto, e si trovava negli uffici manageriali. Il problema era capire quali di questi uffici fosse quello di Von Croy. La scheda magnetica raccolta sembrava poter aprire tutti gli uffici, protetti da un sistema elettronico. Provo ad aprirne uno, ritrovandosi in un ufficio molto più grosso di quello di sotto. Frugo prima la scrivania, molto grande, ma senza ottenere conferma che si trattasse proprio di quella di Von Croy. Nei cassetti c'erano ancora fatture, registri e altre cose, ma nessuna traccia di pergamene o simili. Incerto se si trovasse o meno nell'ufficio giusto, provò un'altra strada. Usci dall'ufficio e si mise a provare la scheda magnetica su tutte le porte automatiche, aprendole una dopo l'altra, finchè non ne trovò una che rifiutava la scheda. La serratura non consentiva l'accesso, alla scheda degli agenti di sorveglianza "Beccato!" Sorrise Jason, prima di forzare la porta a spallate. Questa era resistente, ma a quanto sembra l'uomo lo era di più, perchè alla fine la porta cedette al peso dell'uomo. L'ufficio in cui entrò era più grande degli altri, con quadri e teche di vetro da esposizione riempite con vari oggetti, probabilmente reperti e aveva una vetrata che dava sulla città alle spalle della massiccia scrivania al centro di essa. Quasi al centro di esse si scorgeva in lontananza un maniero alquanto famigliare. Doveva essere l'ufficio giusto. Jason chiuse la porta, sbarrandola con una sedia, in caso di imprevisti, prima di dirigersi alla scrivania, frugando in questa. Non si aspettava di trovare delle pergamene, per questo non fu deluso nel trovarsi fogli e pratiche varie. Scartabellò i vari documenti, ma non trovò niente di interessante, quindi tentò con il registro degli ordini giornaglieri, indagando tra le note spese degli ultimi tempi. C'erano ingenti somme per l'acquisto di mezzi e materiali per alcuni scavi iniziati molto di recente. Andando più indietro, vide ancora somme di denaro spese per mezzi e materiali da trasferire in alcune regioni dell'Egitto, oltre che una cospiqua donazione al Times. Ma oltre ai soldi, la donazione parlava anche di 'reperti di interesse storico' e nella descrizione di questi ultimi, risultava la voce 'pergamene' assieme ad altro. I conti tornano. Dopo questa conferma, Jason strappò le pagine corrispondenti, infilandosele in tasca prima di provare ad accendere il computer di Von Croy per scoprire altro sugli affari del professore, ma questo risultava protetto da una password "Dannazione." Imprecò, guardandosi attorno. Per quanto fosse vecchio, purtroppo Von Croy non sembrava aver lasciato indicazioni sulla sua password, per cui, tanto per provare, Jason inizio con lo scrivere 'Egitto', ma ovviamente questa diede un esito negativo. L'uomo era tentato di tirare un pugno al computer, ma invece di farlo, si chiese come gli fosse venuta in mente l'idea dell'Egitto. Guardandosi attorno, noto che probabilmente era stato suggestionato dall'arredamento. I vari manufatti e quadri mostravano tutti affinità con l'antico Egitto. Pitture di geroglifici, steli, piramidi in miniatura. Tutto faceva pensare all'Egitto. Soprattutto, veniva ripetuto un simbolo, di cui Von Cory sembrava essersi circondato. Il simbolo di un uomo con la testa di sciacallo, o comunque di un cane. Risultava almeno una volta in tutte le pitture e in tutte le steli, quasi avesse un significato speciale. Jason tentò di ricordare quanto sapesse della cultura Egizia, ricordandosi il nome del dio Egizio dalla faccia canina... Provo quindi a scrivere 'Seth'. ma il computer diede di nuovo errore "Maledetto caniaccio! Perchè non funzioni?" Chiese battendo un pugno sulla scrivania, senza ottenere una risposta. Si mise di nuovo a pensare, ma non capiva dove sbagliava. Il simbolo dell'uomo-sciacallo erano dappertutto, come poteva non essere la password? Sospirò, prima di provare ancora, cercando di ricordarsi la storia Egizia. Tentò scrivendo il nome di un'altra divinità Egizia canina 'Anubi', scrisse tanto per farsi dare un'altro messaggio d'errore. Sorprendentemente, però, anziche l'errore, risuonò la musichetta dell'accensione del computer. Neanche sapendo come, era entrato all'interno del computer di Von Croy, ed ora si trovava davanti il desktop del capo di quell'azienda. L'uomo sorrise compiaciuto, prima di mettersi ad esaminare il desktop. Alcune cartelle parevano molto interessanti. Aprendole, si trovò davanti proprio quello che gli interessava: le pergamene, o quantomeno la loro forma digitale! Winston aveva ragione, in tutto le pergamene erano almeno una quindicina, mentre loro ne avevano appena la metà. Jason controllò meglio dietro al computer, notando una chiavetta usb inserita. La cercò subito nel computer, per cancellare qualsiasi dato inserito e inserire quello che gli faceva comodo, ma aprendola, si accorse che conteneva alcune note bancarie non rinvenute sul registro contabile. Sembravano riferirsi a dei nuovi scavi, non documentati, in un luogo diverso da quello indicato nei registri. L'uomo pensò quindi di tenere quei file, aggiungendo solo quelli delle pergamene, quindi estrasse la chiavetta, infilando anche questa in tasca. Stava per lasciare la posizione al computer, ma prima di andarsene, decise di controllare ancora qualcosa, sempre cercando tra i file di Von Croy, per ottenere altre informazioni. Tutto quello che trovò, però, non gli rivelò molto di più di ciò che già non sapesse. Il titolare della ditta doveva avere una vera ossessione per l'Egitto e la mitologia Egizia. Il computer riportava molte foto e file riguardanti miti e leggende di quel popolo, oltre che l'ubicazione e i dettagli delle tombe conosciute e non. Inoltre, cerano molte informazioni riguardanti miss Croft su quel computer. A quanto sembra, Von Croy stava tenendo d'occhio la signorina Croft già da tempo... Nei file più attempati vi erano persino informazioni riguardanti le avventure di questa per il possesso della Pietra Filosofale e dei pezzi del manufatto conosciuto come Scion, alcune delle avventure più famose e controverse sulla famosa archeologa, oltre che le più remote. Forse no, però... Controllando bene, Jason trova della documentazione su una spedizione ancora precedente, effettuata con lo stesso Von Croy, a quanto sembra. Una delle prime avventure della Croft, a quanto pare. Non avrebbe importanza per l'uomo, se non leggesse tra gli obbiettivi della missione lo stesso Iris... Ma proprio mentre consultava i dettagli, il computer si blocco mostrando una strana schermata di errore: l'energia elettrica stava per essere staccata su ordine della sala controlli. Jason alzò lo sguardo, notando quello che avrebbe fatto meglio a vedere fin da subito: due telecamere di sicurezza, una ad ogni angolo della sala dal lato della porta d'uscita. E queste sembravano funzionanti, rispetto alle altre. "Merda.". Il messaggio d'errore sparì, cosi come la luce nella sala. Senza perdere un istante, Jason si infilò sotto la scrivania, mentre sentiva la porta della stanza crivellata di colpi! Fortunatamente, la scrivania era di legno molto più solido, senza contare il fatto che i proiettili erano già schiacciati dall'impatto con la porta. Jason non aspettò la fine dei colpi per afferrare la scrivania al bordo ed iniziare a spingere. Per fortuna che non era imbullonata al pavimento! Spinse la scrivania davanti alla porta, dando man forte alla sedia usata per bloccarla. Appena in tempo: dal di fuori le guardie della sicurezza stavano già provando a sfondare. La scrivania avrebbe prevenuto l'ingresso delle guardie per qualche altro secondo, ma prima o poi avrebbero sicuramente fatto breccia. Urgeva un uscita d'emergenza. Senza niente di meglio da utilizzare, Jason si voltò dall'altra parte, cominciando a correre verso la vetrata. Le guardie scaricarono un'altra salva di colpi, ma abbassandosi riuscì in qualche modo ad evitare i proiettili che gli fischiavano vicino. Solo all'ultimo, l'uomo frenò bruscamente, schiantandosi contro la vetrata e sfondandola, ma balzando al di fuori di essa di molto meno di quanto non avrebbe fatto arrivando in piena velocità. Come aveva calcolato, la scritta illuminata dell'edificio era solo qualche metro sotto l'ufficio di Von Croy. Ma l'avrebbe comunque mancata per l'inerzia della corsa. Jason stese le braccia, afferrandosi all'ultimo ad una barra di ferro che reggeva i neon, attacandosi alla R del nome del proprietario. Questà non era fatta per il suo peso, ed inizio a staccarsi, ma fortunatamente la sbarra al di sotto era rinforzata, facendo ruotare di 180 gradi verso il basso la lettera illuminata, fiondando cosi l'uomo verso il palazzo. Fu pura fortuna il fatto che venne rovesciato contro una finestra, schiantandosi quindi di nuovo all'interno del palazzo, mentre le mani scivolavano via dalla presa. Senza neanche sapere come, si ritrovava un paio di piani al di sotto dell'ufficio di Von Croy, di nuovo all'interno del palazzo di quest'ultimo, anziche ritrovarsi a precipitare per decine di piani verso il duro asfalto. Jason rotolò qualche metro sul pavimento di una saletta simile a quella dei piani superiori, se non che dava su più uffici, probabilmente più piccoli. Al momento, però, non aveva tempo di riflettere sulla differenza di classe tra gli impiegati. L'uomo si tirò in piedi il più in fretta possibile, prendendo più vantaggio possibile sugli inseguitori. Probabilmente, ci avrebbero messo un po' di tempo a capire quanto successo al piano di sopra, ma non per questo si sarebbe fatto trovare li di sotto ad aspettarli! Di corsa, attraverso la saletta, estraendo la sua arma dalla cintura e da sotto la maglia, impugnandola mentre tentava di raggiungere le scale. Arrivato alla porta a vetri vide un paio di guardie, ma queste stavano salendo. Probabilmente aveva ancora qualche istante prima che queste capissero che dovevano scendere, anziche salire. L'uomo non aspettò un istante, fiondandosi giù per le scale, senza più preoccuparsi di farsi sentire o meno. Le due guardie che stavano salendò lo sentirono per prime, e si affacciarono guardando di sotto. L'uomo scendeva in fretta, mettendo il maggiore distacco possibile tra lui e loro. La differenza d'altezza gli offriva riparo, cosi che le guardie furono costrette a tornare indietro per inseguirlo anziche sparargli direttamente. Questo gli fece guadagnare tempo prezioso, scendendo di corsa più piani possibili, prima di doversi bloccare per il rumore di passi che salivano le scale di corsa. Avendo guardie sia sopra che sotto di se, Jason entrò nella prima porta a vetri che trovò, entrando in un altro piano a scompartimenti come il primo visitato. Non fece caso ad eventuali differenze, correndo solo tra i vari separè, cercando una via d'uscità. A colpo d'occhio, vide i cunicoli dell'impianto di aereazione che passavano sopra l'ufficio. Li seguì, cercando una grata o un portello. Ce n'era uno di lato e gli sparò per aprirlo, facendolo cadere nella sala. Ormai il rumore non aveva più importanza, per cui saltò nel passaggio appena creato, appendendosi ai tubi. Ma proprio mentre si stava issando, vide una guardia comparire da un angolo. Jason tolse una mano dall'imbocco, impugnando la pistola e sparando senza pensarci due volte. Mancò la guardia, ma questa si spaventò abbastanza da cadere a terra e strisciare fuori dalla linea di fuoco, scoraggiando anche le altre a farsi avanti, dando all'uomo il tempo necessario per issarsi. Le guardie riacquisironò fiducia troppo tardi, ed uscendo dall'angolo videro appena i piedi dell'uomo che si infilavano nel condotto. Provarono a sparare, ma Jason strisciava velocemente svoltando subito verso un'altra direzione, finendo però cosi dentro ad un passaggio verticale. Quando ai suoi gomiti mancò la parete di metallo dei condotti sotto di essi fù troppo tardi! Il peso dell'uomo lo trascinò per intero oltre il limite del condotto, finendo nel passaggio che portava l'aria verticalmente per l'edificio. Cadde alcuni metri nel condotto abbastanza largo per permettergli la minima manovra di alzare la testa, atterrando cosi di schiena. Brutto colpo, ma non letale. L'uomo si ricompose a fatica, massaggiandosi la schiena indolenzita. Anche se ne avrebbe volentieri fatto a meno, avrebbe dovuto continuare a strisciare per muoversi nei condotti. Indolenzito, ma non arreso, si fece largo nel condotto di aereazione, tentando di non rivelare la sua posizione facendo chiasso. Probabilmente le guardie lo stavano cercando dappertutto, ma senza un adeguato sistema di sicurezza sarebbe stato difficile dire con precisione dove si trovasse un unico intruso fuggito nei condotti dell'aria. Mentre si muoveva, trovò più volte altri condotti verticali, scendendoli questa volta con fare più tranquillo, cercando di scendere. Aveva perso il conto dei piani che aveva sceso, per cui non sapeva con precisione a che piano fosse arrivato. Continuò a cercare i condotti che portavano verso il basso, fino a che non ne trovò più. Forse era arrivato al piano terra, o forse i condotti verticali erano posizionati in un altro punto giunti al piano attuale. Non era sicuro, ma comunque voleva uscire da li dentro: la temperatura era decisamente fredda e preferiva arrischiarsi ad uscire allo scoperto che rimanere li dentro a congelare. Raggiunse la prima grata che trovo, calciandola con forza per aprirla e calandosi nel locale. Era finito nelle docce, a quanto sembrava. Jason entrò dai condotti in quello che sembrava il locale docce, probabilmente vicino agli scompartimenti delle guardie. Controllò, esaminando l'unica porta del locale, trovandosi cosi negli spogliatoi delle guardie di sicurezza, deserto. Quasi ironico: tentando di scappare dai lupi, ne era finito nella tana, l'unico posto in cui questi non avrebbero guardato, o almeno lo avrebbero lasciato per ultimo. Semprechè le telecamere del posto non fosserò attive. Le uniche attive, fin ora, erano quelle all'interno dell'ufficio di Von Croy, che lo avevano fatto disgraziatamente scoprire. Una bella sfortuna, ma non era andata troppo male. Le stanze delle guardie, solitamente, sono locate al pian terreno, per cui, forse, poteva tentare di fuggire da una finestra, o da una porta. Negli spogliatoi ce n'erano due, e se una dava alle docce, l'altra doveva dare da qualche altra parte. Jason si avvicinò a quella porta, cercando di ascoltare se c'era qualcuno dall'altra parte. Riusciva a sentire una voce, ma in lontananza. Entrò nella stanza cautamente, trovandosi in una sala riunioni, probabilmente anche questa per le guardie del complesso. La voce sembrava arrivare da un'altra stanza, collegata con la sala riunioni attraverso una porta semi-chiusa, che lasciava filtrare la voce. Un uomo stava chiaramente imprecando "Dannazione! Dove diavolo è? Perchè i tecnici non hanno ancora finito di montare le telecamere, accidenti a loro! Ma dove sarà quel maledetto." Jason pensò che il maledetto, in questo caso, fosse lui. La sala riunioni aveva un'altra uscita, oltre alla porta che, a quanto sembra, dava all'ufficio di sorveglianza dove una guardia tentava inutilmente di trovarlo sui monitor malfunzionanti. L'uomo si diresse all'altra porta, ma questa era chiusa a chiave. L'addetto alle telecamere doveva essersi chiuso dentro, per sicurezza. Un'altra sfortuna. Jason cambio il piano, andando davanti alla porta della sala di sicurezza video, mettendosi davanti a questa, arma in pugno. E fece irruzione aprendola con un calcio. Jason puntò l'arma davanti a se, prendendo alle spalle l'addetto alla sicurezza che si girò di scatto facendo oscillare la sedia sul quale sedeva. Non aveva le cuffie in testa, quindi le altre guardie non aveva sentito l'intromissione dell'uomo, ancora. "Fermo li, se non vuoi un buco in fronte! Fermo a cuccia e non tentare scherzi, non ci metto niente a farti saltare le cervella! Ti sei chiuso dentro, non è vero? Beh, cosi mi lasci due soli modi per uscire: ho mi dai la chiave e te ne stai buono, o ti sparo subito e me la prendo!" Ringhio minaccioso. L'addetto alla sicurezza alzò le braccia, in segno di resa. Sembrava giovane... Un po' troppo per essere da solo al controllo dei monitor. Jason notò solo in quel momento che la stanza era abbastanza grande e che il tipo che stava tenendo sotto tiro non era seduto di fronte al muro, ma era di fronte ad una console appoggiata ad un separè come quello degli impiegati. Il che poteva essere una brutta notizia. Un rumore come quello di un proiettile che entra nella camera di sparo gli confermò i suoi sospetti. "Dannazione." Esclamò appena, prima di doversi tuffare di lato. Un secondo agente di sorveglianza, dietro alla postazione di quello che aveva preso sotto tiro, uscì di colpo da un lato del separè, impugnando un fucile a pompa. Questo sparò verso Jason, ma tuffandosi l'uomo aveva schivato il colpo. L'altro agente era scattato dall'altro lato, rifugiandosi anche lui dietro alla postazione. Jason tentò di rispondere al fuoco, ma la guardia col fucile si riparò di nuovo nel suo nascondiglio. "Questo mi fa propendere per la seconda soluzione." Esclamo, mentre si rimetteva in piedi. In quel momento di stallo, potè sentire le due guardie mentre una dava indicazioni all'altra "Prendi un fucile! Sono già carichi, pompa una volta per mettere il colpo in canna e sta pronto a sparare." Il che voleva dire che ora c'erano due guardie con un fucile a palletoni, pronte ad impallinarlo. Jason attese immobile, puntando dritto davanti al lato da cui era più esposto. Scelse bene, perchè le due guardie scattarono assieme, una da una parte una dall'altra. La guardia che si sporse dal suo lato era quella giovane, che prima teneva sotto tiro. Questo non era esperto, difatti era uscito e stava ancora prendendo la mira prima di fare fuoco. Jason lo colpi dritto alla spalla fecendogli perdere la presa sull'arma, prima di lanciarglisi addosso con una spallata. L'altra guardia, invece, era uscita sparando tutto assieme, senza mirare troppo, sapendo che la sua arma spargeva pallini tutto intorno, colpendo un vasta area. Balzando in avanti verso la guardia ferita, Jason si era sottratto ai colpi della guardia esperta, arrivandogli da dietro. Questa provò a girarsi verso l'uomo, ma lui gli piantò un colpo allo stomaco prima che questi fu in grado di ricaricare l'arma. Il pistolero si girò veloce verso la guardia che aveva ferito, caduta a terra per i colpi ricevuti, puntandogli l'arma al volto "Scusami per l'interruzione. Ora mi dai la chiave o ti devo proprio ammazzare?" Chiese, mentre questo rantolava dolorante. Non muoveva più bene il braccio destro, a causa del colpo alla spalla, per cui afferrò qualcosa nelle tasche con la mano sinistra, tendendo una chiave verso il suo assalitore. Chinandosi, Jason raccolse la chiave, ma non solo, perchè si affretto anche a raccogliere il fucile della guardia "La prossima volta, spara prima." Disse, sparando un colpo veso l'altra guardia, che nonostante il proiettile allo stomaco aveva alzato il suo fucile verso Jason. Il giovane a terra si copri il volto per non vedere. Non avrebbe dato altri problemi, troppo ferito e spaventato. Jason ne aprofittò per lasciare il locale, affrettandosi ad aprire la porta chiusa nella sala conferenze. Che le altre guardie avessero sentito o meno gli spari atraverso gli altoparlanti, non lo sapeva, ma voleva lo stesso togliersi in fretta di torno. Usci dalla sala conferenza, trovandosi nella hall. Correndo a più non posso, si diresse all'uscita, sfondando con una carica da rinoceronte i vetri dell'ingresso, ritrovandosi all'aperto! Una volta fuori, corse a perdifiato verso l'angolo esterno dell'edificio, tornando verso i vicoli dovre avrebbe più facilmente potuto far perdere le sue tracce. Dai vicoli arrivò velocemente alla macchina, mettendo in moro immediatamente e fuggendo il più rapidamente possibile. Con se aveva dei fogli, una chiavetta usb e un fucile a pompa, un bottino cospiquo per una serata di lavoro. Svicolo a velocita elevata per le strade, facendo ampi giri per confondere eventuali inseguitori, prima di fare rotta di nuovo verso la mansione dei Croft.
 
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view post Posted on 31/10/2010, 02:08
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wowww ma che bellooooo, complimentissimi!!!
 
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kloveenerydnic
view post Posted on 31/10/2010, 13:17




Riserverò dei minuti per leggermi gli ultimi due scritti postati. Farlo in fretta non sarebbe il caso essendo una lettura appassionante. ;)
 
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view post Posted on 1/11/2010, 09:45
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Davide, davvero una stesura grandiosa e che invita il lettore a legger di gusto e a sapere come andra' ad evolversi
 
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view post Posted on 1/11/2010, 15:57
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Grazie dei complimenti. Mi sembra quasi impossibile che vi piaccia questa fan-fiction! Avrei giurato che l'avreste bocciata all'unanimità, ma per una volta sono contento di sbagliarmi :lol:
Ad ogni buon conto, oggi presento il terzo capitolo della fiction! Sentitevi pure liberi di commentare come volete, nel bene e nel male! Se ci sono domande, sarò felice di rispondere prima di pubblicare il 4 capitolo.
Nota bene: questo capitolo, in teoria, doveva essere un filmato di gioco (come il primo), ma evidentemente doveva essere un filmato molto lungo se alla fine è diventato un capitolo intero! Avviso subito che sfortunatamente non ci sarà molta azione, però c'è molta storia. Godetevelo, o almeno spero che lo facciate!


Capitolo 3: Piccoli segreti celati

Winston aveva finito di riordinare la stanza, come avrebbe dovuto fare prima. Il vecchio maggiordomo aveva spostato un tavolino accanto a quello che aveva usato fin ora, per collocare in quello che gli sembrava l'ordine migliore le pergamene e gli altri fogli che lui e quello strano personaggio giunto poco fa avevano cominciato a studiare. La vista di quelle carte non lo faceva pentire di aver svegliato nel cuore della notte l'archeologo Yves e di averlo invitato nella mansione con urgenza per esaminare delle nuove prove sulla scomparsa della signorina Croft. C'era qualcosa che non gli tornava... Perchè mai Von Croy stava reclutando anime avverse alla signorina Croft? Sopratto perchè le stava assumendo ancor prima che la signorina avesse rimosso il sigillo di Horus dalla tomba di Seth, se questi lo aveva posseduto solo dopo essere stato risvegliato? E cosa centrava l'Iris in tutto questo? Domande senza risposta, che forse però avrebbero potuto travere una parziale soddisfazione in quello che Yves avrebbe potuto rivelare a proposito delle nuove pergamene. L'unico problema, ora, era sapere cosa ne era stato del suo nuovo amico, quell'uomo decisamente somigliante ad un nemico della signorina Croft, ma che sembrava volesse vederci molto chiaro negli affari della signorina e del suo mentore Von Croy. Fin ora sembrava volesse aiutare, ma quel volto, davvero troppo famigliare, non gli ispirava la fiducia che avrebbe avuto in un'altra persona giunta con gli stessi intenti e gli stessi obbiettivi. Proprio mentre si stava per sedere aspettando Jean Yves, Winston sentì il campanello suonare. Erano passati diversi minuti dalla telefonata effettuata, per cui poteva essere Yves a suonare alla sua porta. Il vecchio non ci rimuginò sopra per molto, andando subito ad aprire. Fu leggermente sorpreso, ma non troppo, di vedere invece di nuovo quel viso nemico, nonostante stesse cercando di aiutare. L'uomo sembrava anche leggermente trafelato, come se avesse fatto qualcosa di importante e faticoso "Di nuovo io, e con delle novità!" Si affretto a dire l'uomo, mentre estraeva qualcosa dalle tasche. Sembravano alcuni fogli strappati da un quaderno e un supporto di memorizzazione esterno per computer. Jason servì il tutto al maggiordomo, che prendendo i fogli e aprendoli, notò che dovevano far parte di un registro contabile a giudicare dalle diciture dei mezzi e degli importi per l'acquisto ed il mantenimento di attrezzature. Attrezzature archeologiche, non di meno "Da dove arrivano questi fogli?" Chiese il maggiordomo, sorpreso. "Dall'ufficio di Von Croy. Ho pensato di fare un salto per chiedergli delle pergamene. Gentilmente mi sono preso la libertà di portar via quello che serviva." Winston aggrottò la fronte, rispondendo "Il furto è una cosa molto brutta..." Ma subito si sentì rispondere "Anche il seppellire le persone sotto una montagna di pietra e sabbia lo è!" Al che non potè controbattere, se non con una smorfia rassegnata, girandosi per tornare nella stanza che aveva preparato per l'incontro notturno. Ma mentre si avvicinava alla porta, l'ospite gli chiese "C'è un computer in questa casa? Credo che il materiale su quella chiave sia ancora più interessante che questi fogli, per cui ci serve un computer." Winston riflettè, pensando alla richiesta "C'è un computer al piano di sopra, in camera della signorina Croft. Quello dovrebbe funzionare." Disse, prima di fare quindi strada in un'altra direzione. Iniziò a salire le scale, ma mentre saliva, sentì il rumore di passi dell'uomo che lo seguiva. Si girò un momento, fissandolo. Sapeva che per portare di sotto tutto l'occorrente, gli sarebbe servito aiuto, ma non voleva far entrare un estraneo nella camera della signorina Croft. Guardò quell'uomo, cercando di parlare, ma non ne fu capace. Il vecchio si ingobbì leggermente, continuando a fare strada, conscio che ormai la cosa non aveva più importanza, nonostante quanto volesse volesse credere nella speranza. Nonostante l'aspetto rude, Jason sembrò comprendere il disappunto e la rassegnazione dell'uomo, tanto da aspettare fuori dalla porta, lasciando che fosse il maggiordomo ad uscire con un pezzo del computer, ovvero lo schermo, ricevendolo in custodia dal vecchio servitore. Per il vecchio ometto doveva essere ben pesante, ma Jason lo teneva con una mano sola, tanto che si fece consegnare anche il computer vero e proprio, lasciando al domestico l'incombienza di trasportare solo gli accesori. Mentre scendevano, però, il campanello si fece sentire di nuovo, proprio mentre passavano vicino alla porta d'ingresso. "Dev'essere il signor Yves. Ho conferito con lui tramite telefono, chiedendogli di..." Ma il suo ospite lo zitti veloce, posando a terra i pezzi del computer, avvicinandosi alla porta lentamente. Estrasse la sua pistola. Winstor era ammutolito, mentre l'uomo raggiungeva la porta, aspettando che da fuori suonassero ancora per aprirla di scatto ed afferrare con la mano libera la persona alla porta, trascinandola dentro casa e forzandola contro la parete, puntandogli contro la pistola "Chi sei tu? Chi ti manda!" Ruggi l'ospite armato, contro la persona che Winston riconobbe dopo qualche secondo di paura. Era un po' dimagrito, probabilmente per via degli avvenimenti, ma il modo di vestire era sempre lo stesso, cosi come il viso tondo ed i capelli biondi "Si fermi! Si fermi signor Jason! Costuì è Jean Yves! L'archeologo di cui le avevo parlato!" Si affretto ad esclamare Winston, avvicinandosi e muovendo le braccia per fargli segno di non fare del male a quell'uomo. L'ospite violento si girò verso Winston, fissandolo qualche istante sempre tenendo la pistola premuta contro l'archeologo, prima di girarsi e guardarlo in faccia. Solo dopo qualche secondo il corpulento uomo lascio finalmente andare Jean, nascondendo di nuovo la pistola nei pantaloni "Mi dispiace. Credevo fosse un'altro tirapiedi di Von Croy." Yves era a dir poco terrorizzato dall'accaduto. Era stato tirato giù dal letto con la proposta di ispezionare delle nuove prove su quanto successo in Egitto, ed aveva accettato solo perchè il maggiordomo aveva menzionato una possibile nuova prova sulla scomparsa della signorina Croft. Non era preparato ad una simile accoglienza. Fortunatamente, aveva già vissuto situazioni rischiose, per cui l'archeologo non ebbe gravi conseguenze dall'accaduto, ma di certo avrebbero dovuto perdonarlo se fosse stato un po' scortese. Tanto da inveire, con un accento tipicamente francese "Ma siamo impazziti? Io sono stato invitato qui! Che razza di accoglienza sarebbe questa?" Chiese, sistemandosi poi la camicia bianca "E in che senso credevi che era un altro tirapiedi di Von Croy, monsieur?" Sempre cercando di rimettersi in ordine, allungando una mano verso l'altro ospite, in maniera agitata "Jason." Fu la risposta secca di quell'uomo mai visto prima, mentre Jean si avvicinava al vecchio maggiordomo Winston, che invece conosceva da tempo "Jason, va bene. Monsieur Winston, chi è questo... Questo rozzo personaggio qui presente! Cosa ci fa qui in casa di Lara." Chiese, mentre il rozzo personaggio stava afferando di nuovo il computer e portandolo nell'altra sala. Winston abbassò la voce nel rispondere, prendendo in disparte l'archeologo, comprensibilmente turbato "Calmatevi, signor Yves, vi prego. Mi dispiace per quest'accoglienza, davvero, ne sono realmente desolato. Vi chiedo di perdonare il signor Jason. Non è una persona affezionata all'etichetta come noi, questo è poco ma sicuro, ma è stato costui a mostrami delle nuove pergamene legato al caso dell'amuleto di Horus. Potrebbe esserci sotto dell'altro, qualcosa che ancora non sappiamo su questa faccenda." Jean sembrò calmarsi, nel sentir nominare l'amuleto di Horus. L'archeologo si stava riprendendo in fretta "Cos'altro c'è da sapere, su questa disgraziata faccenda?" Chiese Jean, ritrovando l'interesse che lo aveva smosso dalla sua stanza d'hotel per andare, assonnato ed infreddolito, nella casa di residenza della sua scomparsa amica. Ma i due furono interrotti dallo strano figuro di prima, che sbraitava dalla stanza accanto "Avrei bisogno mouse e tastiera, qui!" Winston si accorse di aver fatto cadere gli oggetti in questione, per lo spavento, per cui si affrettò a raccoglierli ed a spostare la conversazione nell'altra stanza. Jason iniziò a sistemare il computer, mentre Winston spiegò la storia del Times e delle pergamene a Jean, che inizio avidamente a leggere il contenuto di queste, meravigliandosi della loro completezza "Incredibile! Lara non me ne aveva parlato di queste pergamene! Sono cosi chiare e precise..." Disse, aiutandosi a gesti per farsi capire "Queste che mi avete mostrato, donate a mademoiselle Lara, sono le esatte coordinate del tempio di Seth, quello dove Lara liberò la divinità Egizia. Non la biasimo per non avermele mostrate: sono cosi precise ed accurate... Sicuramente avrà voluto tenersele per se, avrei fatto la stessa cosa." Disse, con un leggero sorriso "Strano però che non si sia accorta che avessero una continuazione... Deve aver pensato che le altre siano andate perdute, o probabilmente mi è chiaro che non si interompino solo perchè io ne ho altre di fronte. In ogni caso, queste altre spiegano, oltre alle coordinate, cosa ci sia custodito nel tempio di Seth. Spiegano la leggenda del talismano ed i suoi poteri, oltre a contenere alcuni accenni sull'armatura di Horus e cosi via. Purtroppo le pagine si interrompono bruscamente, come se ci fosse dell'altro oltre a quanto si può leggere qui. Mi servirebbero le ultime pagine per saperne di più. Je suis dèsolè." Affermò, riscontrando la mancanza di alcune pergamene, come anche Winston aveva intuito. Ma a porvici rimedio, ci aveva già pensato quel brusco individuo che aveva afferrato Jean nel salone "Se mancano pagine, allora forse vi interesserà vedere questo." Disse, dopo aver finito di sistemare il computer e aver inserito la chiavetta. Come prima cosa, mostrò il file contenente la scansione e la riscittura delle pergamene, mostrandole a Jean, il quale ne fu entusiasta "Perfetto! Sono proprio le nostre pergamene! Ottimo lavoro!" Disse, iniziando subito a tradurle, cercando di comprenderne il significato nascosto, visto che in esso poteva esserci la chiave per svelare i lati oscuri della faccenda Egitto. Yves era davvero bravo come Egittologo, dato che leggeva gli antichi geroglifici quasi fosse lingua corrente "Dunque... A quanto sembra, prima delle pergamene inviate a mademoiselle Croft, vi erano delle altre pergamene che parlavano della grande piramide, il tempio di Horus. Nonostante queste pergamene siano incentrate molto sulla localizzazione esatta di questi tempi, raccontano anche a margine parte della leggenda di Seth, di come questi uccise Osiride e venne per questo perseguitato e imprigionato da Horus, il figlio di questi. Parlano anche della localizzazione delle parti dell'armatura di Horus, prima di arrivare a quelle che, appunto, furono di mademoiselle Croft e del tempio di Seth. Le ultime, invece, sembrano parlare della precedente locazione dell'Iris, prima che il manufatto vennisse rubato da predoni stranieri. A quanto viene narrato, si dice provenissero dall'oriente. Strano... Storicamente, l'Egitto ha avuto influenze e subito invasioni principalmente dai popoli Europei, anziche da popoli Asiatici. Storicamente parlando, i popoli Asiatici tentavano le invasioni partendo dall'Europa, anzichè dall'Africa, per questo personaggi di rilievo come Attila l'Unno si scontrarono contro l'impero Romano piuttosto che contro le forze Egizie. A meno che non si riferiscano alle invasioni degli Hyksos, ma da questi ad arrivare fino in Cambogia, è un bel po' di strada... Certo però bisogna riconoscere che al tempo in questione, la Cambogia era un punto vitale per gli scambi tra Occidente ed Oriente, quindi in qualche modo l'Iris potrebbe esserci infine capitolato in qualche maniera astrusa senza che i ladri fossero obbligatoriamente Cambogiani loro stessi, n'est pas?" Chiese, ma nessun'altro oltre a lui era in gradi di rispondere ad una tale domanda. Jean aspettò una conferma, ma si ritrovò quindi deluso, continuando "Eh... Oui... Comunque, queste iscrizioni indicano che l'Iris era collegato al mito d'Osiride, ma non sembra fosse collegato a Seth... Da queste scritture, sembra piuttosto che fosse collegato in qualche modo al dio Anubi. Anche questo è strano: secondo il mito, Anubi era una divinità buona, che mummifico ed affidò i resti d'Osiride a quattro guardie scelte, detti 'i figli di Horus'. Non era malvagio, per il mito, ma in alcuni di questi geroglifici lo si vede vicino a Seth, anche se non ne viene spiegato il motivo." Disse l'Egittologo, riflettendo un attimo, ma prima di continuare venne ripreso da Jason "Anubi era anche la password del computer di Von Croy. Inoltre il professore ci ha teppezzato l'ufficio con il simbolo di quel cagnaccio." Jan lo guardò, rimanendo sorpreso dell'intervento e della mania di Von Croy per quella particolare divinità "Sei sicuro? Non lo stai scambiando con Seth, forse?" Al che l'uomo fece spallucce, rispondendo "So che il suo ufficio era pieno di roba con su disegnato un uomo con la faccia di cane. Non so chi era, non sono un Egittologo, ma so che quando ho scritto Anubi sul suo computer si è acceso." Spiegò a modo suo, mentre Jean rifletteva su quanto aveva detto. Perchè Von Croy doveva avere una fissazione per il dio Anubi, se questi non era nemmeno un alleato di Seth, ma piuttosto un alleato di Horus? A dire il vero, però, bisogna considerare che la possessione di Von Croy inizio in Egitto, dopo che Lara liberò Seth, per cui potrebbe essere solo una mera coincidenza che Von Croy stesse studiando una figura mitica cosi vicina a quelle che avrebbero poi cambiato per sempre il suo futuro e quello della signorina Croft. Ma anche se fosse cosi, Yves non credeva molto nelle coincidenze, specialmente dopo aver saputo che Von Croy aveva, in qualche modo, spinto la Croft ad indagare sul talismano di Horus e stava reclutando gente per metterle i bastoni tra le ruote molto prima che scoppiasse l'incidente in Egitto. L'archeologo ci avrebbe volentieri speso tutta la nottata a discutere delle probabili soluzioni, ma prima decise di passare all'untima parte delle pergamene, in quanto potevano nascondere ancora qualche segreto "Nelle ultime pergamene, vi è scritta la locazione di un'altro tempio, ma questi non sembra avere nulla a che fare con gli altri. Da quanto riesco a decifrare, sembra un tempio dedicato a Upuaut, ma non ha senso... Upuaut non ha attinenza con il mito d'Osiride, ne con Seth o con Anubi, anche se spesso viene scambiato per quest'ultimo. Difatti, il suo mito perse d'importanza fino a scomparire con l'avvento del mito d'Osiride. Perchè viene riportato in mezzo a questi altri tempi, allora?" Si chiese, senza però capirne la risposta. Ad ogni tesserà che trovavano, il puzzle si allargava sempre di più, anzichè trovare le sua forma "Ricapitoliamo. Von Croy aveva tutte le pergamene e l'Iris, oltre che un'apparente fissazione per le divinità Egiziane. Inoltre, stava reclutando persone che avesserò un conto in sospeso con mademoiselle Croft e ha fatto in modo che questa abbandonasse i suoi studi in corso per dedicarsi al ritrovamento del talismano di Horus. ma perchè avrebbe dovuto istigare Lara a ritrovare il talismano, se grazie alle pergamene poteva farlo lui stesso?" Chiese l'archeologo, senza riuscire a capire il piano di Von Croy "Forse perchè è solo un grande coniglio ed aveva paura di lasciarci la buccia?" Ipotizò il rude cowboy che aveva portato le pergamene, ma Winston scosse il capo rispondendo prima di Yves "Von Croy è un archeologo di chiara fama, non è cosi codardo. Ha affrontato molte spedizioni in prima persona, proprio come la signorina Croft. Questa non poteva certo spaventarlo più delle altre." Disse, al che Jason tornò sui suoi passi, proponendo "Forse voleva farla pagare alla Croft per qualche colpo basso in passato." Gli altri due rifletterono su questa nuova ipotesi, trovandola possibile: Von Croy covava del risentimento nei confronti della signorina Croft sin da quando lei era stata costretta ad abbandonarlo nel ritrovamento dell'Iris. Inoltre la signorina lo aveva derubato dell'Iris anni dopo, introducendosi nel suo edificio a New York. Von Croy non aveva neanche potuto chiamare la polizia in quel caso, dato che la signorina si era imbattuta, durante la ricerca dell'Iris, in alcuni esperimenti che sarebbe stato decisamente meglio per Von Croy che rimanessero nell'ombra. Era più che plausibile che Von Croy volesse vendicarsi della signorina, ma comunque suonava lo stesso strano che tutto l'incidente Egiziano fosse scaturito per un piano di vendetta finito male. Ad ogni modo, dopo qualche istante passato a pensare, Jason decise di fare un'altra rivelazione, interrompendo quindi la pausa riflessiva "C'è un'altra cosa che volevo mostrarvi." Disse, avicinandosi a Yves ed al computer. Yves si fece da parte, conoscendo le maniere dell'uomo, lasciandolo fare senza stargli troppo vicino. Jason aprì gli altri dati che aveva trovato sulla penna, a proposito di Von Croy "Ecco, qui. Ho trovato anche questi. Sembrano i dati riguardanti le ultime spese di Von Croy, ma nonostante sia tutta roba che usa di solito, non le ha riportate sui suoi registra degli affari leciti... Non che ci trovi niente di strano che un impegnato businessman come Von Croy cerchi di risparmiare sulle uscite e sulle tasse acquistando roba in nero, ma sono le dimensioni dell'acquisto che non mi convincono, specie dopo aver letto gli acquisti legali... Date un'occhiata" Disse, mentre gli altri leggevano l'ordine di acquisto illegale perpetuato da Von Croy. Sembrava tutto il necessario per un nuovo scavo... Winston controllò i dati di acquisto che Jason gli aveva passato prima, quelli legali, notando un incongruenza "Ma secondo i dati legali, il signor Von Croy ha già acquistato tutti i macchinari e i materiali necessari per lo scavo alla grande piramide. Si è anche prodigato di spendere perfino più del necessario solo per ritrovare una traccia qualsiasi della signorina Croft. Questi nuovi mezzi sono sufficiente per aprire un nuovo scavo di dimensioni paritarie. Perchè il signor Von Croy vorrebbe aprire un nuovo scavo archeologico, se è impegnato nel ritrovamento di miss Croft? E perchè aprire un nuovo scavo totalmente fuorilegge? Non c'è alcuna domanda per l'apertura di nuovi scavi o altro, nei suoi registri. Perchè farebbe questo?" Si chiese Winston, esprimendo anche il pensiero degli altri. Come prima, il risoluto cowboy fu il primo ad esporsi "Direi che questa è una domanda da fare a Warner Von Croy. Dove lo trovo, adesso?" Chiese senza pensarci due volte. Sia Jean che Winston rimasero stupiti dell'intraprendenza dell'uomo, che tra l'altro conoscevano solo da poche ore "Il signor Von Croy è... E' in Egitto, a sovraintendere allo scavo per il ritrovamento della signorina Croft... O ferse a questo suo nuovo scavo..." Rispose Winston "Allora dovrò andare fin là per trovarlo." Commentò l'uomo, sempre deciso. Ma quindi venne il turno di Yves di intromettersi nella discussione "Non sappiamo se Von Croy stia davvero intraprendendo uno scavo illegale. Nelle sue carte non è riportata una destinazione per questi macchinari. Forse si è solo rifornito di materiali di cui avrà certamente bisogno ad un prezzo vantaggioso. Tutta la faccenda potrebbe essere solo un fraintendimento." Jason fece spallucce a tale risposta "Ne ho già sentite troppe di coincidenze in una sola sera, per non pensare che tutto questo sia in qualche modo collegato. Se mi sbaglio, quantomeno Von Croy potrà spiegarmi finalmente come si è svolta tutta la faccenda. Se invece ho ragione... Beh... Se ho ragione vedrò di farmi dire a che cosa realmente mira quest'uomo." Disse, senza mezzi termini, ma Jean protestò ancora "E se volessi essere io o Winston a fargli questa domanda?" Jason sorrise, squadrandoli "Winston è un maggiordomo. Senza offesa, amico, ma non credo che i viaggi ed il clima Egiziano facciano per te." Winston non potè controbattere. Nonostante il dubbio lo attanagliava, sapeva di non essere più giovane e pronto per una simile avventura. "In quanto a te, Von Croy conosce bene la tua faccia. Se come dici tu abbiamo solo preso un granchio, allora tutto ok, ma mettiamo che non sia solo un grosso granchio... Sei sicuro di voler scoprire cosa è capace di fare un uomo come Von Croy per non far trapelare i suoi segreti? Quanti secondi potresti avere una volta sceso dall'aereo?" Chiese, sempre dritto al punto. Perfino Yves capitolò a quell'obiezione "Continuo a confidare nel fatto che ci sia una spiegazione semplice a tutto questo. Ma... Ecco... Nel caso non ci fosse, preferirei che non fosse il mio collo quello nel cappio, n'est pas?" Jason sorrise ancora, compiaciuto "Non ti preoccupare, è comprensibile. Meglio non scherzare con certa gente, sapendo cosa è in grado di fare." Disse, sedendosi su una sedia presente nella stanza, dopo essere stato tutto il tempo in piedi, allungando i piedi sul tavole e sulle pergamene senza curarsi minimamente di queste "Signori, ho bisogno un biglietto per l'Egitto."
 
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Ellen_Ryder
view post Posted on 14/11/2010, 01:59




Davy quando la posti tutta la leggo, altrimenti mi lasci così a bocca asciutta XDDD
Poi quando sarà tutta, la rilegherò per leggerla sul telefono ;) Odio la carta XD
 
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view post Posted on 16/11/2010, 17:17
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Stavo appunto pensando che magari, una volta finita, assieme all'ultimo capitolo allego una versione .RTF o World da scaricare per leggersela con tutta calma su Pc o ovunque la si possa archiviare.
Comunquesia, dopo un po' di pausa, ecco a voi il quarto, megalitico capitolo! Megalitico perchè è davvero mega! Comprende ben 3 livelli di gioco, uno molto steath nel campo scavi della grande piramide, dove si impara ad utilizzare gli spazzi per nascondersi, i travestimenti e i pugni di questo nuovo personaggio, dato che ci sono alcune guardie da stendere silenziosamente senza sparare. Il secondo è praticamente un livello in movimento! Io, precursore dei tempi, già all'uscita di Chronicles avevo in mente una sezione di guida e spara come in Leggend, anche se ai tempi non avevo pensato di far sparare lui dalla macchina: avevo ideato una specie di torretta come quella delle jeep militari, gestibile sia tramite un tiratore appostato sopra, sia tramite un mini-computer posto davanti sul lato del guidatore, quindi in pratica questo guidava e nel contempo usava la torretta. Ho eliminato nella stesura finale quest'arma per rendere la scena più 'grezza', e anche perchè tuttoggi dubito che abbiano inventato un arma simile... Richiederebbe troppo in costi per armarla e rendere la mira precisa mentre si guida in macchina in ambienti ostili come deserti o paludi, però tutto è possibile! L'ultimo livello, invece... Non ve lo anticipo! Scopritelo leggendo il capitolo! Vi anticipo solo che nella stesura in forma progetti di gioco era più lungo, con più combattimenti che qui ho tolto per non essere ripetitivo.

Buona lettura



Capitolo 4: La grande piramide, ma non l'unica...

La grande piramide era andata distrutta, dopo il rovinoso crollo. Tutt'attorno, fremevano degli scavi, gli operai andavano avanti e indietro per il perimetro della piramide, tra gente che scavava, macchinari per i lavori e tutto il resto. Le impalcature per le gru adette al sollevamento di grossi massi si perdevano a vista d'occhio, come del resto le tende dei lavoratori. Gli scavi sembravano in pieno regime, proprio come diceva ufficilamente Von Croy. Sembrava quasi si stesse impegnando sul serio per ritrovare la signorina Croft, o quello che ne rimaneva dopo che un intera piramide le era crollata a dosso. Purtroppo, anche con tuta la buona volontà, la rimozione delle macerie era un affare complicato, ed aprirsi una via verso quello che rimaneva delle sale della grande piramide lo era ancora di più, visto che i lavoratori dovevano operare prevenendo qualsiasi crollo o infiltrazione visto che la loro era ufficialmente una missione di recupero e non potevano assolutamente permettersi di mettere in pericolo una vita umana, ammesso che questa fosse ancora in vita. I vari lavoratori Egizi lavoravano come meglio potevano sotto il sole cocente, andando avanti in una moltitudine di kefiah dei colori più vari per ripararsi dalla calura. In quella moltitudine di uomini e di colori una kefiah nera, in particolare, sembrava muoversi lentamente, andando verso il tendone principale, facendosi largo tra i vari lavoratori. Il suo portatore si muoveva lento, imbacuccato nei tipici vestiti svollazanti Egizi sempre di colore nero, stretti alla vita da una fusciacca rossa, mentre si avvicinava alla tenda del direttore degli scavi. Vi entrò senza esitare, senza neanche curarsi se ci fossero guardie o altro. All'interno, c'erano alcuni uomini, probabilmente dei sorveglianti che discutevano sugli ordini da dare ai lavoratori, e alcuni altri che invece sembravano uomini d'affari, forse dei dirigenti di Von Croy. Uno dei sorveglianti fu il primo a farsi avanti, parlando in Egiziano con un tono a metà tra lo scocciato e il preoccupato, ma l'uomo in nero sembrava non dargli nemmeno retta. Dalla kefiah gli si intravedevano solo gli occhi, ed erano puntati sugli uomini vestiti eleganti in quella tenda. Della poca pelle che si intravedeva dal viso, si poteva distinguere un colorito piuttosto pallido per essere un abitante del luogo "Von Croy." Disse una volta la figura in nero, con accento Americano "Chi di voi è Warner Von Croy?" Chiese ad alta voce, parlando in Inglese. Molti si stupironò in quella tenda, di sentire un lavoratore che si esprimeva in Inglese, dato che solo i sorveglianti e i dirigenti, solitamente, sapevano quella lingua. Uno dei sorveglianti, però, più che impressionato sembrava decisamente infastidito. "Chi ti credi di essere per cercare il padrone? Torna al tuo lavoro, o ti ci faccio tornare io." Il sorvegliante aveva una frusta, con se, e sembrava sapesse usarla da cose la impugnò e la fece schioccare per farsi ubbidire. Gli occhi della sagoma scura divennero irati. Quasi nessuno aveva fatto caso ad un lavoratore in nero che era entrato nella tenda del padrone, ma fecero molta più attenzione quando un corpulento sorvegliante volò fuori dalla tenda con un occhio nero, seguito da una frusta. Ancora più gente si radunò quando un altro lo segui alla stessa maniera, stavolta con tutti e due gli occhi neri, mentre all'interno della tenda sembrava essere scoppiata una bella rissa. Un terzo ed ultimo sorvegliante volò di fuori, strappando il velo che formava l'entrata, lasciando intravedere l'interno ai lavoratori di fuori incuriositi da quanto stava accadendo. All'interno, quello che pareva in lavoratore ammantato di nero aveva preso per la giacca un dirigente, chiedendo di nuovo "Ho chiesto dov'è Von Croy, non farmelo ripetere ancora!" Il dirigente era terrorizzato, a dir poco, tanto che si dimentico subito della segretezza e di qualsiasi altro dettaglio di questo tipo "Il signor Warner è all'altro scavo! All'altro scavo! Non farmi del male!" Piagnucolò, impaurito. Le mani gli si serrarono ancora di più sulla giacca, tirandolo vicino a quegli occhi di un grigio azzurro che spuntavano dalla kefiah "Quale altro scavo? Dove?" Intimo, minacciosa la figura. Il piccolo dirigente tremava, temendo di fare la fine dei sorveglianti "Alla... Alla tomba di Osiride, ci... Circa dieci chilometri da qui... A... A nord, in direzione nord." Disse, mentre gli occhi continuavano a fissarlo. Solo dopo qualche secondo, quelle manacce spuntate dai lunghi abiti neri lo lasciarono andare. Il dirigente si mantenne in piedi a fatica, allontanandosi di qualche passo, parandosi il vivo con una cartelletta vuota che aveva tenuto in mano fino a quel momento. La figura si girò per andarsene, ma prima di uscire si girò di nuovo, urlando "Prega che sia così, altrimenti quando ritorno dovrei dirmi la verità senza denti!" Il piccoletto cadde a sedere, stavolta, lasciando la presa sulla cartelletta che volò in giro. L'uomo uscì dalla tenda, vedendo i lavoratori fare cerchio attorno alla tenda, e attorno ai tre sorveglianti stesi a terra. Non sembravano troppo contrariati, i lavoranti. Uno dei sorveglianti si stava alzando, flettendo le braccia stordito dalle botte e dal volo. L'uomo in nero lo rimise al tappeto colpendogli leggermente la schiena con un pestone. I lavoratori esultarono, acclamando quella sgaoma sconosciuta che aveva steso tre, evidentemente, crudeli sorveglianti. Non fecero storie nel lasciar andare via la sagoma, anzi, lo nascosero ricominciando a trafficare avanti e indietro attorno a lui, nascondendolo cosi nella confusione di quella risma di uomini alla vista degli altri sorveglianti che stavano arrivando per capire cosa diavolo fosse accaduto. Ma nonostante la collaborazione degli operai, i sorveglianti avevano dalla loro altri mezzi... Nella tenda, ad esempio, c'era un telefono... Ed avevano molti mezzi di trasporto, per recarsi in fretta nella stessa destinazione di quel disturbatore, o per cercare di intercettarlo. Ad ogni buon conto, però, alcune delle guardie tentaronò di catturare quella sagoma nera, cercando tra la folla che lo nascondeva, ma l'unica cosa che riuscirono a trovare furono gli abiti neri e la sciarpa rossa usata da fusciacca. La kefiah se la tolse poco dopo, l'uomo, buttando anche quella mentra apriva lo sportello di una delle macchine dei sorveglianti, una jeep senza tettuccio, una di quelle con le chiavi lasciate inserite nel quadro. Non dovevano temere molto i ladri, per lasciare la macchine scustodite in quel modo... Meglio per lui, pensò Jason, mentre accendeva il motore ed usciva di tutta fretta dal campo scavi. La macchina passò frettolosamente tra le altre, andando quindi verso nord e verso questa tomba di Osiride come era stato indicato al suo guidatore, senza perdere tempo. E non ne aveva perso proprio: l'aereo su cui aveva viaggiato, sponsorizzato dal maggiordomo e dall'archeologo, era un jet privato partito poco dopo che ne aveva fatto richiesta nella mansione Croft, atterrato a poca distanza da quel punto dell'Egitto in una piccola cittadina Egiziana. Anche senza parlare la lingua, il denaro era stato sufficiente per comprare il suo travestimento da lavoratore e ottenere un passaggio per il grande scavo. Ed ora si dirigeva già verso quello che era stato definito l'altro scavo, quello scavo che si deduceva dei resoconti delle industrie Von Croy e di cui, probabilmente, il governo Egiziano cosi come tutto il mondo non ne sapeva niente. Cosa cercava Von Croy di cosi importante da iniziare uno scavo parallelo e illegale ad un altro invece legale ed umanitario come quello di salvare la vita della signorina Croft? Una bella domanda, ma che ora doveva aspettare: il fischio di una pallottola sopra la propria testa lo convinse a rimandare a più tardi le congetture. I sorveglianti si erano accorti subito del furto di una jeep, tanto da ostacolare il fuggitivo sparandogli addosso. Jason curvò quel tanto che bastava per evitare gli uomini che sopraggiungevano alla sua destra e le loro pistole, andando quindi quasi a travolgere una tenda, evitata per un soffio lavorando di controsterzo. Jason si ritrovò cosi a guidare in mezzo alle tende dei lavoratori, tentando il possibile tra sterzate e relative sbandate per non abbatterle in quanto quelle persone lo avevano aiutato a scappare. In compenso, i suoi inseguitori si trovarono in difficoltà ad inseguirlo facendo lo slalom tra le tende, per cui le due cose si compensavano. Quello che non si compensava era il fatto che i sorveglianti stessero ancora sparando, anche in mezzo all'accampamento dei lavoratori, senza curarsi del fatto che potessero colpire un innocente. Lui, invece, cercava con ogni mezzo possibile di evitare investimenti accidentali, sterzando e frenando pericolosamente pur di evitare le tende o qualche persona che correva tra di esse allarmata dai colpi di pistola. Aveva persino rinunciato a rispondere al fuoco per evitare di provocare vittime civili, concentrandosi solo a guidare il meglio possibile, mentre attorno a lui aumentavano le urla e gli spari da parte dei sorveglianti. Ma sulla fine del campo, ebbe di nuovo un'amara sorpresa: davanti a lui, tra due tende, stavano in bella mostra una linea di persone ferme. Non avrebbe potuto evitarle... Jason le fissò bene, notando come una di loro era un sorvegliante, un sorvegliante astuto che aveva capito che al fuggitivo non andava a genio investire i lavoratori, e li stava minacciando con una pistola di rimanere immobili. L'unica cosa che non aveva contato era la larghezza della jeep e di non aver disposto nessun innocente vicino a se. Jason accellerò anziche frenare come il sorvegliante sperava. Questi intuì presto che qualcosa non andava come aveva sperato, ma prima di riuscire a voltare l'arma verso l'aggressore, questo gli passò sopra con tutta la Jeep, liberando virtualmente gli operai. Questi non mancarono un'altra volta di rivelare il loro malcontento nei confronti dei sorveglianti, tanto da esultare al passaggio dell'uomo che aveva appena stirato uno dei loro malevoli carcerieri. Jason si rese presto conto del perchè. Alcune guardie avevano pensato bene di salire in macchina e di gettarsi nell'inseguimento, senza curarsi gran che dei lavoratori e delle loro tente, investendo cose e persone senza neppure fingere di tentere di evitarle. Fortuna che ormai stavano uscendo dal campo, altrimenti quei barbari avrebbero sicuramente mietuto vittime tra i poveri lavoratori dello scavo. Jason puntò dritto a nord, accellerando il più possibile, mentre dietro di se iniziavano a fischiare le pallottole dalle altre jeep, costringendolo cosi a dover zig-zagare per evitare il fuoco, ma questo lo rallentava, facendo avvicinare gli inseguitori. Nonostante le manovre, più di una pallottola iniziò a marchiargli la carrozzeria posteriore, fortunatamente rinforzata. L'uomo cercò di abbassarsi il più possibile tra i due sedili, per evitare i colpi che lo stavano per raggiungere, forando il parabrezza, ma continuando a muoversi in quel modo lo avrebbero presto raggiunto. Guardando dallo specchietto, riusciva a vedere solo un paio di macchine abbastanza vicine da potergli sparare, per cui l'uomo pensò velocemente ad un piano da mettere in atto. Veloce, posò con forza il piede sul pedale del freno! La jeep aveva degli ottimi freni per rallentare e fermare la macchina cosi di colpo e cosi duramente come lui voleva, facendosi superare di volata dalle altre due macchine lanciate all'inseguimento sfrenato. Il contraccolpo fece addirittura staccare il parabrezza già pesantemente danneggiato dai fori di proiettile, ma questo era una buona cosa, visto quello che aveva in mente. Jason ripartì subito, dietro agli inseguitori ora inseguiti, ma non prima di aver estratto la pistola e di iniziare a fare fuoco lui stesso. L'uomo iniziò a sparare verso le due macchine, facendo ripetutamente fuoco su una e sull'altra ad alternarsi, cercando di mirare ai passeggeri. Ambedue ospitavano una coppia, pilota e passeggero armati, per cui l'uomo doveva riuscire a tenere tutti a bada allo stesso tempo. Di una riuscì a colpire con un colpo fortunato il pilota, facendo sbandare il veicolo in un'altra direzione mentre il co-pilota tentava di afferrare il volante. L'altra, invece, riuscì ad eliminarla sfruttando una tanica di benzina che portavono legata dietro al veicolo. Sparando a questa, riuscì a farla saltare, incendiando il veicolo che arrestò la sua corsa. Ma dietro di se aveva ancora altre jeep in avvicinamentò. Jason cercò di accellerare il più possibile, ma la fermata, per quanto gli avesse permesso di eliminare due veicoli, lo aveva rallentato molto, facendolo avvicinare pericolosamente ai rinforzi. Quattro macchine, almeno. Anche queste con due persone armate a bordo. Jason si voltò mentre accellerava, confidando nel fatto che il deserto in cui si trovavano fosse privo di ostacoli rilevanti, sparando alle macchine che sopraggiungevano. Non si aspettava di colpirle in punti vitali, solo di rallentarle un po'. Difatti, anche le altre macchine furono costrette a sbandare per evitare i colpi, riducendo la velocità della corsa, ma senza fermarsi. Jason dovette ricaricare, cercando di guardare in avanti per trovare qualche trovata per eludere i suoi inseguitori. Vicino a se riusciva a vedere una duna poco prima di una docile discesa, e forse anche un idea. Accellerando al massimo, senza badare ai colpi che sparavano gli inseguitori alle sue spalle, l'uomo prese nel salire la duna, sperando di venir cosi inseguito. Dalla cima di questa, quella che era una docile discesa diventava ben più ripida e difficile, proprio come sperava. L'uomo si sbilanciò verso il sedile del passeggero, mentre si apprestava a discendere la piccola collina di sabbia per traverso, tentando di bilanciare il peso. Due delle altre macchine lo seguirono, tentando la difficile manovra. Loro avevano il vantaggio di essere in due in macchina e di bilanciarsi a vicenda, ma fortunamtamente, la prima delle macchine curvo davvero troppo stretta sulla discesa, sbilanciando il passeggero che finì addosso al guidatore, facendogli muovere ancora il volante e facendo cappottare la jeep, che finì addosso all'altra che invece aveva curvato più largo. Le due macchine scesero la collina capottandosi una contro l'altra, distruggendosi. Due in meno, ma Jason stava rischiando di fare la stessa fine. Si piegò il più possibile per rimanere centrato col peso, tenendo duramente la macchina in carreggiata senza pericolose sbandate. Arrivò incolume sul fondo della duna, anche grazie alla fortuna, ma sfortunatamente lo fecero anche le due Jeep che avevano preso la discesa senza passare per la duna. Queste superarono le due altre macchine arrivate distrutte sul fondo della discesa, continuando ad inseguirlo, ma Jason aveva preso vantaggio continuando la strada costeggiando la discesa, anziche proseguire verso nord. Non poteva continuare a portarsele dietro fino al luogo dello scavo, doveva sbarazzarsene ora. L'uomo continuò la corsa per un breve tratto, prima di giocarsi il tutto per tutto. Usando il freno a mano, l'uomo fece un inversione di marcia immediata, accellerando per andare incontro alle due macchine che lo inseguivano. Queste furono un po' sbigottite dalla manovra, ma non si lasciarono intimidire, continuando dritte la loro corsa verso l'uomo. Questo cercava di andare nel mezzo delle due, ma queste erano troppo vicine tra loro per riuscire a farlo. Si sarebbe schiantato con tutte e due, ma avrebbe avuto la peggio lui cozzando da entrambi i lati, anzichè uno solo. Nessuna delle tre macchine accennava a girare, ne quella di Jason, ne quelle dei sorveglianti, ma questi non avevano un piano come invece aveva l'uomo. Quando ormai sembrava troppo tardi, Jason estrasse la pistola, oggetto che i sorveglianti sembrava avessero dimenticato nella foga, e inizio a sparare a raffica verso le due macchine, bucando i parabrezza. La sorpresa e lo spavento fecero voltare le due macchine, lasciandogli campo libero per passare in mezzo a loro. La macchina vicina alla duna, però, girò in modo da avvicinarsi ulteriormente alla salita ripida, venendo sbalzata da questa e cappottandosi anche lei, striciando sulla sabbia del deserto. Sfortunatamente, l'ultima macchina non venne coinvolta dall'incidente, e riuscì a riprendere la corsa dopo aver fatto manovra. Jason decise di eliminare anche questa con una manovra rischiosa. Sapeva che non avrebbe avuto successo il trucco di prima, di far inversione, quindi continuò a correre fino a incontrare di nuovo le due macchine sfracellate in precedenza, decidendo di sterzare e fermarsi li davanti a queste. La macchine inseguitrice gli era addosso, e stavolta gli occupanti stavano rispondendo al fuoco. Jason si riparò, abbassandosi fino a che il momento non sembrasse opportuno, si alzò di scatto, mirando al guidatore e facendo fuoco. Il colpo colpi l'uomo alla spalla, facendogli perdere il controllo del mezzo. Jason lasciò finalmente il piede dalla frizione, facendo partire il suo mezzo e rivelando gli altri due distrutti. Con l'autista ferito ed il passeggero non abbastanza pronto da evitare l'impatto, l'epilogo fu inevitabile. La jeep si schiantò contro le altre due, distruggendosi. Jason aveva vinto la battaglia automobilistica, pur avendo rischiato il tutto per tutto. Si fermo girando la macchina parallela alla discesa e all'incidente un attimo, per guardare il risultato del tamponamento, ma all'improvviso si ricordò di non aver eliminato tutte le minaccie grazie ad un proiettile che lo colpi alla fiancata. Dalla cunetta apparve un altra macchina, quella dove aveva colpito il guidatore, ma non il passeggero. Si era dimenticato che questa aveva solo svoltato docilmente anziche schiantarsi da qualche parte, ed ora il passeggero si era disfatto del guidatore ed era tornato all'attacco. Jason cercò di partire, ma il colpo lo aveva distrattoe la macchina gli si era spenta, per cui si alzò di scatto e sparò all'uomo che stava scendendo la discesa. Il sorvegliante usò il suo stesso trucco, abbassandosi tra i sedili ed arrestando il veicolo nella stessa maniera che aveva fatto Jason, alzandosi di sorpresa sparando. Jason evitò i colpi buttandosi letteralmente fuori dalla vettura, usandola come riparo di fortuna prima di alzarsi anche lui ricambiando i colpi. L'altro uomo lo imitò ancora, scendendo dalla macchina ed usandola come copertura, aspettando prima di alzarsi anche lui e rispondere al fuoco. Jason si tuffò ancora, sdraiandosi per terra, con un ultima idea che l'imitatore non avrebbe fatto in tempo ad imitare. Mirando da sotto alla macchina, Jason sparò ai piedi dell'altro uomo, facendolo cadere a terra. Un ultimo colpo fu sufficiente a toglierlo di mezzo una volta per tutte. Dopo aver eliminato anche questa minaccia, Jason si rimise in macchina, ripartendo ancora verso Nord, verso il nuovo scavo di Von Croy. L'elevata ostilità dei sorveglianti non lo faceva ben sperare: per quanto ci vogliano delle persone dure e non troppo amichevoli per sorvegliare dei lavori difficili come degli scavi, il fatto che questi fossero armati e dal grilletto facile era un po' troppo oltre lo zelo professionale. Al nuovo scavo si sarebbe ritrovato altri sorveglianti dello stesso livello? O forse avrebbe trovato persone perfino peggiori? Non lo sapeva, anche se non poteva certo non tenerne conto visto che quello era il suo nuovo obbiettivo. Ma sapeva pure che Von Croy doveva trovarsi la, per cui non si sarebbe fermato fin quando non lo avrebbe visto faccia a faccia e non gli avesse finalmente rivelato tutto quello che voleva sapere. Una prima risposta, comunque, la ottenne in fretta. Giunto su quello che doveva essere il luogo degli scavi, trovò un accampamento come quello dell'altro sito, ma in rovina. Le tende erano state abbattute, e le poche che ancora restavano, erano logore. L'accampamento era molto più piccolo dell'altro, segno che Von Croy aveva assunto molti meno lavoratori. E molte meno persone da far sparire. Jason fermò la macchina prima di addentrarsi nell'accampamento, preferendo proseguire a piedi per non destare l'attenzione di chiunque ci fosse ancora a guardia dello scavo, avvicinandosi ad esso di soppiatto. C'erano ancora poche tende utilizzabili, quasi tutte sul finire del campo e accerchiate da alcune Jeep, ma non cera nessuno a guardia di queste. Arrivato all'altro capo del campo, scorpi come mai uno scavo più piccolo avesse bisogno degli stessi finanziamenti di uno molto più grande: lo scavo si trovava in un canyon di roccia! I lavoratori inviati avevano dovuto sfidare il deserto, scavando via la sabbia dalle rovine poste all'interno di un canyon di roccia. No, non un canyon. Le rocce sembravano essere state posate dall'uomo e poi erose dalla sabbia e dal vento. Da lontano poteva sembrare che fosse roccia scavata, ma avvicinandosi, si poteva intravedere ancora la linea di separazione tra un blocco ed un altro, e come lo scavo fosse squadrato, un tempo. Una specie di piramide al contrario, per un defunto molto diverso dagli altri, a quanto sembra. Jason non si perse comunque in questi dettagli, spiando oltre al bordo della struttura. Il fondo non era a punta, era una piccola spianata quadrata, a cui si accedeva scendendo da tre dei quattro lati. Il quarto, quello rivolto sempre a nord, non arrivava fino al fondo della spianata, ma si arrestava prima, scendendo poi perpendicolare al terreno anziche in obliquo, creando un muro da cui era stato ricavato un ingresso. Doveva essere stato sigillato, per non essere completamente ostruito da sabbia. Frammenti di roccia annerita sul fondo della cava davano l'impressione che l'ingresso fosse stato fatto saltare. Von Croy doveva trovarsi li dentro, impegnato nella ricerca di chissa quale tesoro. Jason scese lungo un lato, ritrovandosi davanti all'ingresso di quella tomba. La porta dava su un corridoio leggermente più largo della porta stessa in discesa, illuminato da torce e fiaccole appese alla parete di recente, come recenti erano i detriti anneriti sul pavimento. Von Croy doveva aver fatto saltare veramente l'ingresso: c'era ancora puzza di esplosivo, nell'aria, anche se la detonazione doveva essere avvenuta da qualche giorno. All'interno del tunnel, si sentiva solo in lontananza qualche rumore di lavoro, come di picconate. Forse non si erano ancora sbarazzati dei lavoratori, non tutti, almeno. Jason percorse il corridoio, cautamente e con la pistola in mano, addentrandosi nella tomba perduta. Sulle pareti si vedevano ancora dei geroglifici sbiaditi dal tempo, ma non sapendoli leggere Jason non gli dette importanza, continuando solo a scendere il corridoio. I rumori cominciavano a farsi più forti, segno che si stava avvicinando. Erano per lo più picconate sulla roccia, del rumore, più di una, segno che qualcuno si stava dando da fare. Ci volle ancora qualche metro per entrare in una grande stanza quadrata, piena di iscrizioni antiche ed una porta scavata nella roccia all'altro capo della stanza. E di quattro lavoratori incatenati. Più che lavoratori, si direbbe schiavi, visto come dovevano lavorare, incatenati a coppie, scavando la parete per estrarre alcune gemme incastonate nei graffiti o per rivelare dei passaggi sbloccati solo a metà. Appena entrò nella stanza, questi si girarono a guardarlo, stupendosi di vedere quel personaggio diverso dai loro carcerieri abituali. Jason fece segno di fare silenzio e di continuare a scavare, ma qualcuno doveva essersi già accorto che i minatori avevano smesso di scavare. Jason andò a nascondersi accanto alla porta, mentre nella stanza entrava una guardia. Era un sorvegliante come quelli dell'altro scavo a giudicare dall'abbigliamento, ma oltre alla frusta e alla pistola questo portava anche una bandoliera al petto. Il sorvegliante era contrariato con i lavoratori per aver smesso di picconare ed aveva già in mano la frusta, ma prima di poterla usare sentì un acuto dolore alla nuca che lo mise ko. Jason lo aveva steso alle spalle col calcio della pistola. Un'altra guardia notò che alcuni lavoratori avevano smesso di picconare. Notò anche che mancava un suo collega, e questo lo mise in allarme, facendogli prendere la pirtola anzichè la frusta, entrando anche lui nella stanza. Questa era più circospetta, ed entrò puntando la pistola da una parte, vedendo i lavoratori impauriti correre all'altro angolo della stanza, ma anche il suo collega svenuto. Si avvicinò a questo, ma quindi si rese conto che chi lo aveva steso, a questo punto poteva trovarsi alle sue spalle. Si girò, giusto in tempo per vedere cinque dita chiuse a pugno colpirlo in pieno viso. Jason sbirciò nella camera attigua a quella in cui stava, cercando altre guardie, scoprendo una nuova stanza del tutto uguale a quella appena esplorata, anche per l'occupazione da parte di altre due coppie di schiavi incatenati. Questi lo guardavano ora pieni di speranza, chiedendo probabilmente la libertà, anche se lui non conosceva la loro lingua. Jason fece di nuovo segno di tacere, ma vedendo i loro sguardi imploranti si mosse a compassione e cercò la chiave sulle due guardie svenute, ma non riuscì a trovarne, segno che dovevano esserci altre guardie più avanti. Almeno una c'era, quella con le chiavi. Jason si vide costretto a lasciare a loro stessi i minatori, per il momento, visto l'impossibilità a liberarli. Passò alla seconda stanza, che differiva dalla prima solo per i graffiti diversi. Arrivato all'estremità di questa, spio dalla porta, notando un nuovo corridoio largo quasi quanto le stanze. L'uomo iniziò a percorrerlo, discendendo sempre più in quella struttura segreta, sempre illuminata alla luce di torce appese da poco. Percorrendolo, si imbattè di nuovo in dei lavoratori, sempre incatenati e indaffarati a scavare la roccia. Anche questa volta, i minatori si fermarono nel vederlo, attirando l'attenzione delle guardie, ma a differenza delle due camere superiori, stavolta non aveva dove nascondersi, per cui l'uomo spianò solamente la pistola davanti a se, innescando le urla terrorizzate dei lavoratori. Una guardia risalì di corsa il corridoio, per vedere cosa stava succedendo, e non appena entrò nel raggio visivo delle torce, Jason le sparò di colpo, freddandola all'istante. Lo sparo riecheggio nelle gallerie, allertando altre guardie, che iniziarono a risalire in fretta il corridoio all'unisono. I loro passi risuonavano sul pavimento in pietra, facendo distinguere all'uomo almeno tre differenti sorgenti del rumore, quindi almeno altre tre guardie. Jason cercò di piazzarsi dove la luce era minore, aspettando di riuscir a distinguere le guardie dall'ombra delle torce. Una era davanti alle altre, arrivando per prima, ma l'uomo anzichè spararle si abbassò soltanto, appiattendosi al muro cercando di non farsi vedere, aspettando la comparsa delle altre figure. Il primo sembrò fermarsi, ad un certo punto, guardando nella sua direzione... Lo aveva visto? Sembrava di si, dato che stava prendendo l'arma dalla fondina. Jason anticipò, sparando col fucile a pompa, preso dalle guardie il giorno prima al grattacielo Von Croy. Lo aveva portato con se per aver maggior potenza di fuoco, quella che gli serviva in quel momento. Le cartucce calibro dodici erano riempite con nove pallini doppio zero anziche con un colpo singolo, spargendosi al momento del fuoco coprivano una buona rosa d'azione anziche colpire un singolo bersaglio. In compenso, il fucile era lento a caricare, per cui Jason lo buttò a terra subito, lanciandosi di lato per evitare un eventuale risposta, sfoderando invece la sua pistola e facendo fuoco sui sopravvissuti. Almeno una guardia era stata investita dalla rosa di pallini, cadendo sul posto, mentre un altra sembrava aver accusato non in modo letale. L'ultima pareva illesa, ma come paralizzata dall'evento, cosi che l'uomo riusci ad abbattere ambedue le figure in piedi prima che potesserò sparargli. Jason si fece avanti, dopo la sparatoria, perquisendo le tre guardie appena cadute, ma ancora non trovò la chiave. Andò allora dalla prima, quella caduta in precedenza, e finalmente trovò le chiavi delle catene. L'uomo le lanciò semplicemente al primo prigioniero che vide, dandogli quindi la responsabilità di liberare se stesso e gli altri schiavi, mentre lui proseguiva per il corridoio, puntando il fucile a pompa, raccolto e ripreparato a sparare. L'uomo giunse sul fondo del corridoio, ma qui lo attendeva una sgradita sorpresa. Curandosi di guardare avanti a se anzichè a dove mettava i piedi, quasi cadde in una trappola già fatta scattare. Si accorse di aver messu un piede in fallo solo all'ultimo secondo, cercando di aiutarsi con le braccia a rimanere in ecquilibrio. Riuscì a cadere restando dentro il bordo della trappola, per fortuna, senza caderci dentro. Una buca, una classica buca con spuntoni sul fondo. Ed ora anche due cadaveri freschi. Sembravano lavoratori... Vittime sacrificali a cui far scoprire le trappole mentre i sorveglianti passavano incolumi. A Jason il pensiero dava il voltastomaco. Guardando in attorno, notò che la trappola occupava la sezione centrale del corridoio, lasciando solo due stretti passaggi ai lati. Più avanti, un camminatoio di passaggio libero e una trappola già scattata diametricalmente opposta, ovvero che si apriva su entrabi i lati e si chiudeva con uno stretto passaggio sul mezzo. Jason superò di lato la prima e si portò sulla seconda, superando anche questa e trovandosi davanti la prima trappola ripetuta, anche questa già aperta grazie ad una vittima da sacrificare. Dopo di essa, ancora la seconda trappola, ma dopo questa i sorveglianti sembravano aver finalmente cessato di usare cavie umane per individuarle, visto che sembravano ripetersi sempre nello stesso ordine. Per esserne sicuro, Jason provò con la dovuta attenzione a farne scattare una. La mattonella su cui pestò controllatamente il piede inizio a rompersi, segno che sarebbe bastato il peso di un uomo non troppo grosso per spezzarla. Jason cominciò quindi ad avitare cosi le trappole camminando prima ai lati e poi nel mezzo del corridoio, cosi fino al fondo, che si apriva in un grande portone in pietra lavorato, riproducente due persone in veste da Egiziana come colonne laterali che reggevano al di sopra delle loro teste un grande sarcofago, che fungeva da volta dell'ingresso. Le due colonne a forma umana erano una un'uomo dalla testa di falco, l'altra una donna dal viso umano, ma che reggeva un trono in testa. Non conoscendo molto l'iconografia Egizia, Jason non sapeva che rappresentassero le due figure, cosi come non sapeva cosa rappresentasse il sarcofago. Le fissò per qualche istante, prima di guardare oltre, verso il nuovo antro. Se di antro si può parlare. Davanti a se, Jason vide una costruzione impressionante: un ponte di pietra con dei piloni ai lati che sorreggevano delle torce ad illuminarlo, retto sopra un fiume di metallo accuminato, una marea di lance poste a perdità d'occhio per tutta l'enorme grotta piena di stallattiti, che pendevano come tante spade di damocle sul soffitto della caverna. Alla fine del ponte, immensa, veniva illuminata da un'apertura scavata sapientemente nella roccia, una vera e propria piramide Egizia. Tutto il percorso verso il basso che aveva affrontato andava a cuminare in quella stanza, un enorme caverna sotterranea dove aveno costruito sorretta su massi di pietra una enorme piramide, la tomba di Osiride, illuminata da un profondo intaglio in una parete di roccia molto spessa, probabilmente che dava su una scogliera o comunque su un crepaccio di raguardevoli dimensioni. La parete di roccia era stata scalpellata in un modo che aveva quasi del miracoloso, dato che la luce filtrava in un raggio preciso che illuminava la piramide sola, con una precisione inimmaginabile. Quanta fatica dovevano aver patito gli schiavi del faraone per costruire una cosa del genere, nelle profondità della terra? L'intera opera era straordinaria a vedersi, anche per un profano come Jason, che ammirava stupito la meraviglia di quel complesso. Ma il suo stupore, fu presto destato... Improvvisamente, la terra iniziò a tremare... Una scossa tremenda, che lo fece inginocchiare per mantenere l'ecquilibrio, seguita da altre scosse di minore intensità. L'uomo guardò verso la piramide, vedendola tremare. La piramide tremava in maniera pericolosa, più furiosamente di quanto le scosse avrebbero dovuto farla ballare. Sembrava come se fosse successo qualcosa di grave, qualcosa di molto grave. All'improvviso, la piramide sembrò avere un crollo, sulla sezione che dava verso il ponte. E da questa, sembrò uscirne qualcosa... Sembrava una persona... Sì, era una persona... Una persona sola, che stava saltando dalla piramide al ponte, atterando su questo. Ma non fu la sola a cadere sul ponte. Le scosse avevano iniziato a far staccare delle stallattiti dall'alto della grotta. Queste cadevano sul ponte, che non sembrava essere fatto per tali pesi. Alcuni massi che componevano il ponte iniziarono a creparsi e a rompersi, formando un buco mortale verso le lance accuminate. La piramide dietro alla persona iniziò a cedere, i massi che la componevano iniziavano a staccarsi e a scomporsi, facendola cadere a pezzi. Ma quello che più interessava Jason in quel disastro, era la persona fuoriuscita dalla piramide. Non era Egiziana, ne apparteneva ai tempi del mito. Sembrava molto più moderna. Jason iniziò a correre sul ponte, verso di essa, mentre questa correva il più velocemente possibile verso nella sua direzione, anche se probabilmente non lo aveva ancora notato intenta com'era a schivare i buchi formatisi e le stallattiti che continuavano a cadere. L'uomo ebbe l'impressione di venir visto sollo all'ultimo, quando ormai stavano per incontrarsi. Ora distingueva molto bene la figura femminile della persona. Un masso più grosso degli altri cadde sul ponte, aprendo un vero e proprio crepaccio tra lui e l'altra persona. Questa tentò il salto. Jason riuscì a riconoscerla "LARA!" Urlo, ma forse neanche lei poteva compiere un salto simile...
 
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Asriel
view post Posted on 17/11/2010, 16:34




Infatti credo lo rilegherò in .epub e ve lo posterò ;)
 
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BLADE_CONNER
view post Posted on 18/11/2010, 14:29




wow sarebbe l'ideale poterlo scaricare e leggerlo come una specie di libro!
 
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LADY|GAGA
view post Posted on 18/11/2010, 20:40




CITAZIONE (BLADE_CONNER @ 18/11/2010, 14:29) 
wow sarebbe l'ideale poterlo scaricare e leggerlo come una specie di libro!

Ci penso io belli ;) Così se avete dei tablet (iPad, Galaxy Tab, ecc...), degli smartphone (iPhone, Galaxy S, N8, Windows Phones, ecc...) o dei comuni e-Book reader potete tranquillamente leggerlo dato che sarà in formato standard .ePub ;)
 
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view post Posted on 19/11/2010, 00:50
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Mado' sempre piu' coinvolgente la stesura di questo raccontooo
 
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kloveenerydnic
view post Posted on 19/11/2010, 13:35




CITAZIONE (LADY|GAGA @ 18/11/2010, 20:40) 
CITAZIONE (BLADE_CONNER @ 18/11/2010, 14:29) 
wow sarebbe l'ideale poterlo scaricare e leggerlo come una specie di libro!

Ci penso io belli ;) Così se avete dei tablet (iPad, Galaxy Tab, ecc...), degli smartphone (iPhone, Galaxy S, N8, Windows Phones, ecc...) o dei comuni e-Book reader potete tranquillamente leggerlo dato che sarà in formato standard .ePub ;)

In pratica l'80% del forum sarà impossibilitato a leggerlo se lo crei in quel formato! :ahah:
 
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view post Posted on 19/11/2010, 13:39
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ma altri formati piu' comuni no? uaua
 
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Ellen_Ryder
view post Posted on 20/11/2010, 18:07




CITAZIONE (kloveenerydnic @ 19/11/2010, 13:35) 
CITAZIONE (LADY|GAGA @ 18/11/2010, 20:40) 
Ci penso io belli ;) Così se avete dei tablet (iPad, Galaxy Tab, HP Slate 500, ecc...), degli smartphone (iPhone, Galaxy S, N8, Windows Phones, ecc...) o dei comuni e-Book reader potete tranquillamente leggerlo dato che sarà in formato standard .ePub ;)

In pratica l'80% del forum sarà impossibilitato a leggerlo se lo crei in quel formato! :ahah:

Se l'80% è composto da te si caro xDDD ePub è il formato più usato per libri elettronici a differenza di .lit che è un formato proprietario per i pochi "fortunati" possessori di un Windows phone 7 :P PDF NON È un formato per ebooks ma è un formato di documenti standard come DOC per Word :D Se volete anche il PDF è fattibilissimo, ma gli e-Books leggono ePub -_- Cito Wikipedia:
"ePub, (abbreviazione di electronic publication, "pubblicazione elettronica", e indicato anche come EPub, epub, o EPUB) è uno standard aperto specifico per la pubblicazione di libri digitali (eBook) e basato su XML. A partire da settembre 2007 è lo standard ufficiale dell'International Digital Publishing Forum (IDPF) - un organismo internazionale no-profit al quale collaborano università, centri di ricerca e società che lavorano in ambito sia informatico che editoriale. Lo standard ePub sostituisce, aggiornandolo, l'Open eBook (OeB), elaborato dall'Open E-book Forum[1].
Il formato ePub, benché ancora giovane, si sta affermando come standard più apprezzato e diffuso nei moderni lettori di eBook e nel mondo dell'editoria digitale."
 
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42 replies since 25/10/2010, 14:31   1063 views
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