| Provando a far parlare il personaggio di se stesso, come si presenterebbe e cosa racconterebbe di séChi sono?Mi chiamo Sheva e sono conosciuta come uno dei più affidabili agenti donna che, hanno prestato servizio per la difesa umanitaria, in particolar modo per la tutela delle popolazioni in terra africana. Ho sviluppato una vocazione per questa missione nel corso degli anni fin da bambina, dopo aver perso la mia famiglia a causa di inutili guerriglie, portate avanti da chi evidentemente non aveva ancora raggiunto un sano equilibrio di rapporto con se stesso e automaticamente con l’intero mondo. Ero solo una bambina quando, durante le giornate di quell’età, avrei dovuto solo pensare a giocare, ma continuavo a passarle sentendo quei fastidiosi fischi nelle orecchie, a causa dei rumori provocati da bombe e armi di ogni tipo che, venivano lanciate in continuazione. Non riuscivo a capire come mai nel mondo, potessero esistere umani capaci di fare così tanto del male ad altre persone e, ancora oggi che sono adulta, non l’ho ancora del tutto capito. Sono stata trovata nascosta tra la vegetazione africana, dal capitano di un’organizzazione militare di difesa umanitaria, dopo aver capito che avevo perso la famiglia sotto le bombe, portandomi nel capannone di un accampamento militare riuscendo a proteggermi fino al termine dell’ennesima guerriglia. Grazie a lui e ai soldati della sua squadra, sono potuta crescere diventando la loro mascot, e capendo l’importanza dell’esistenza di squadre militari, senza le quali molte persone avrebbero potuto rischiare di perdere la vita esattamente come la mia famiglia. Crescere all’interno di una base militare fatta solo di uomini, mi aveva però insegnato a superare tutte le paure che quella piccola bambina che ero stata, aveva conosciuto sotto i rumori delle armi. Tutto questo mi ha portata ad iniziare ad amare la missione di difesa umanitaria e, una volta adulta, ho deciso di unirmi anche io in questo tipo di missione, anche se questo tipo di scelta, mi ha poi portata erroneamente a credere, di non poter dare spazio all’amore per la salvaguardia umanitaria, anche se da un certo punto di vista, il mio sacrificio potrebbe essere considerato una diversa forma di amore per la tutela delle persone più indifese, vulnerabili, o vittime di inganni. Oggi mi chiedo se sia davvero giusto continuare ad usare le armi, dato che desidero un mondo senza conflitti e crimini, ma come fare quando ancora operano persone che alimentano guerre e conflitti? Che cosa potrebbe succedere se, anche le squadre militari di difesa deponessero le armi? Anche i criminali forse smetterebbero di combattere? Se solo potessi sapere che potrebbe davvero accadere questo, sarei la prima a deporre le armi. Riuscirò mai a smettere anche io di continuare a combattere, anche se lo sto facendo per difesa umanitaria? Al momento so soltanto una cosa: che non voglio che nessun altro bambino o bambina possa perdere un proprio caro a causa di guerre. E’ già molto triste la morte per altre cause, ma quando avviene per colpa di conflitti, è qualcosa che non riesco ancora ad accettare e che mi porta a fare tutto quello che posso, per difendere da questa triste realtà che ancora esiste, ma che un giorno, spero con tutto il cuore, possa cessare, per far posto ad un nuovo mondo fatto solo di pace e armonia per tutti i bambini e le bambine di questo mondo che, rappresentano il futuro di questo pianeta. Che tutti i bambini del mondo, possano smettere di vedere l’esistenza di armi e di guerre e, che possano iniziare a credere che tutto può vivere nella pace. Prego solo una cosa: che nonostante esistano ancora guerre e conflitti, che si insegni ad ogni bambino e bambina, di credere nell’esistenza di un mondo di pace e di gente che si vuole bene l’una con l’altra e che, se anche non dovessero ancora vederlo, prima o poi accadrà. Nessun mondo vale la pena di vivere senza lo scopo di manifestare e alimentare un mondo di pace.
Sheva AlomarPAGINA DI ERAGON CON AGGIUNTA DELLA SUA MISSIONE IN CHIAVE MISTICA VISIBILE SUL SITO DEL GDR https://universotombraider.altervista.org/sheva/
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