FORUM DI UNIVERSO TOMB RAIDER

IL SEGUITO DI MARIKA SMITH

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view post Posted on 5/12/2013, 01:33
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AMMINISTRATRICE

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FINALE DI GIOCO

Marika riceve cuscinate a raffica da Zip, la ragazza cerca di difendersi in qualche modo con altrettante cuscinate contro di lui
"Usi le maniere forti con me a quanto pare, non hai perso l'abitudine!"
Le cuscinate proseguono per altri minuti tra le fagorose risate dei due che sicuramente avrebbero messo in allerta i vicini come ai vecchi tempi, Marika ad un certo punto si blocca, in piedi sul divano, mettendosi una mano sull'addome
"Non ce la faccio più dal ridere, time out!"
Marika imita con le mani la lettera T segno del time out nello sport, quindi dopo aver preso fiato, riprende in mano il cuscino in due mani, lo lancia dritto in faccia a Zip
"Non sei più molto reattivo, sei proprio uno zuccone!!"
Dice ridendo e facendo un balzo in avanti verso Zip per andare a cincegli il collo con le braccia
"Ma resterai sempre il mio zuccone preferito"
Marika quindi si avvicina al suo viso per baciarlo, prima con un casto bacio a stampo per poi staccarsi e sorridergli ancora con lo sguardo divertito di chi ha appena passato minuti di risate, poi si riavvicina per baciarlo in modo più intenso stringendolo maggiormente a lei
<< Questi momenti, il stare con te, ne è valsa la pena andare in Egitto a schiaffeggiarti, ma in fondo, speravo sin da quel giorno che tu saresti tornato qui, con me, e nonostante quello che ho vissuto durante la missione...Credo che una parte di me non abbia mai smesso di amarti Zip...>>
Sono i pensieri di Marika mentre il bacio continua a travolgere entrambi nella bellezza di quello che e rinato tra di loro, il desitno ha dato a loro una seconda chance per ricominciare una vita insieme, una seconda chance che sicuramente non avrebbero sprecato e che li porterà a vivere la loro storia tra alti e bassi, litigi e momenti felici, ma da ora in poi certi di non poter fare l'uno a meno dell'altra...

st133

COSA AVRA' FATTO MARIKA DOPO? SARA' ANCORA CON ZIP DAVIS?
 
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view post Posted on 6/12/2013, 18:59


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Londra, casa di Marika e Zip (notare pliiiis!! XDD)

Marika si sveglia di buon ora, dopo due settimane di meritato riposo a seguito della missione con Lara Croft in giro per il mondo.
Oggi è il suo primo giorno di ritorno alla realtà e alla quotidianità, ma qualcosa è cambiato rispetto a prima, il ritorno di Zip nella sua vita e un nuovo incarico al lavoro, una bella promozione, che la metterà a capo di un team di alcuni informatici.
La ragazza si aggira per casa preparando le ultime cose per tornare in ufficio e ricordandosi le lamentele del suo capo, riguardo il fatto di avere un look più maturo rispetto alle scarpe da ginnastica...

<< Spero di andare bene così e di essere formale abbastanza!>>
Marika si aggira per casa correndo avanti e indietro con le scarpe con il tacco, sistemandosi il tubino blu, mangiando una fetta biscottata e bevendo una tazza di te...Tutto insieme...
"Devo andare!"
Dice sistemandosi l'orologio al polso, ma prima di uscire, fa un ultima corsa sui tacchi verso la camera da letto, dove Zip dorme ancora
<< Il bello addormentato! Essendosi messo in proprio lui non deve rendere conto a nessun capo rompi palle come il mio!!>>
Marika si china vicino a Zip, posa un leggero bacio sulla fronte del ragazzo
"Io vado, buona giornata..."
Dice in un fil di voce posando sul comodino una fetta di torta, che Zip avrebbe mangiato per colazione appena sveglio, quindi esce di casa dirigendosi verso l'ufficio..
 
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view post Posted on 15/12/2013, 19:32


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UFFICI

Marika entra nella hall del'edificio che ospita gli uffici dove lavora, salutando calorosamente la receptionist che non vede da mesi, quindi dopo qualche chiacchiera per aggiornarsi sugli ultimi pettegolezzi dell'ufficio, Marika si infila nell'ascensore
<< Andrà tutto bene...>>
Pensa mentre l'ascensore conclude il suo viaggio al 5° piano dell'edificio, le porte si aprono e ad attenderla c'è il suo capo che le rivolge un sorriso smagliante
"Marika!! Che piacere!!"
"Ciao Mike"
I due si scambiano due baci sulle guance come saluto
"Noto con piacere che hai seguito i miei consigli riguardo l'abbigliamento di lavoro ed etichetta...Vieni, i ragazzi sono già in sala riunioni"
Marika segue Mike verso la sala riunioni, un tragitto che sembra lungo kilometri, vista l'agitazione della ragazza, quando Mike apre la porta, Marika si trova davanti 5 ragazzi molto giovani seduti in modo composto ed altrettanto emozionati quanto lei
<< Sono giovanissimi!>>
"Ragazzi, ho il piacere di presentarvi la coordinatrice del vostro progetto, Marika Smith"
I ragazzi sorridono e salutano educatamente Marika stringendole la mano, sono in tutto 3 ragazzi e due ragazze, concluse le presentazioni, Mike lascia l'ufficio, Marika rimane sola con i giovani che pendono dalle sue labbra
"Bene ragazzi, prima di cominciare vorrei dirvi un paio di cose...La prima è che sono emozionata quanto voi, è la prima volta che dirigo un team di lavoro, spero che lavoreremo bene insieme, la seconda è che per qualsiasi cosa, io ci sono, e dobbiamo sempre esserci l'uno per l'altro, sapete, negli utlimi mesi come saprete sono stata coinvolta in una missione importante, dove questo fattore è stato fondamentale, ognuno ha messo del proprio è questo ha permesso di raggiungere il nostro scopo comune, quindi spero sia la stessa cosa anche tra di noi...Ah e terza cosa, non voglio che mi diate del "lei"...Questo sarà inamissibile...Ho qualche anno in più, ma vi prego, non fatemi sentire vecchia!"
I ragazzi sorridono e approvano il discorso di Marika con un piccolo applauso
"Bene ...Ora si comincia!"
Marika quindi estrae il portatile e inizia ad illustrare il lavoro...
 
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view post Posted on 6/7/2014, 14:22


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Qualche giorno dopo la partenza di Zip...

Marika rientra in casa dopo una lunga giornata in ufficio, gettando la borsa a terra e fiondandosi direttamente in bangno per farsi una doccia calda, la partenza imporvvisa di Zip alla ricerca del fratello l'ha sconvolta e rotto l'equilibrio che sperava si fosse ormai ricreato tra lei e l'elettronico. Dopo la doccia avvoltanell'accapatoio, torna in salotto e prende il cellulare formulando il numero di Zip, che trova irraggiungibile e con la segreteria telefonica, decide così di lasciare un messaggio
"Hey...Sono io..."
Passado un paio di secondi, per raccogliere le parole da dire
"Spero tu stia ben, in qualsiasi parte del mondo tu ti trovi, spero anche che tuo fratello stia bene, io ...sto...sto insomma!"
Tira un lungo sospiro
"Sei partito così di fretta, la signora Petters sbircia tutti i giorni dalla finestra con un aria sconvolta, crede che ti ho cacciato di casa un'altra volta da quando ti ha visto uscire in fretta e furia con quel borsone"
La ragazza ride e fa una piccola pausa a seguito
"Richiamami appena senti il messaggio...E torna presto da me..."
La ragazza riattacca il telefono, quindi si alza e dopo essersi rivestita inizia a preparare la sua cena in solitaria, mentre attende la chiamata del fidanzato..

...........................................................

Il seguito trovabile leggendo nel topic seguente

http://forumuniversotombraider.forumcommun...net/?t=56885340

Edited by LARA__CROFT - 2/10/2014, 23:45
 
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view post Posted on 19/2/2024, 22:56
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Londra, quartiere di Soho, qualche tempo prima

soho-londra

L’appartamento è ancora vuoto e decisamente anonimo, il pavimento è coperto dai numerosi scatoloni che contengono le cose che Marika si è portata via dal vecchio appartamento di Zip.
Non era più il momento di starsene a frignare in un appartamento che richiamava ad una persona che per l’ennesima volta si era promessa di ricominciare da zero la loro storia e, che per l’ennesima volta l’aveva nuovamente abbandonata: il tempo per stare a subire era finito.
<< Io non pensavo che tu avessi tutte queste cose! Dove diavolo erano nascoste?!>>
Michael si era gentilmente offerto di aiutare Marika con il trasloco, aveva piagnucolato giorni sul fatto che non ce l’avrebbe mai fatta senza di lei come vicina di casa e che “col cavolo che ti aiuto! MI stai abbandonando qui!”. Ed ora eccolo che come al solito la stava aiutando al meglio delle sue possibilità.
<< Michael porta uno scatolone alla volta per favore, non c’è nessuno da impressionare qui >>
Marika si avvicina a passo svelto a Michael che, come al solito, ne approfittava dei suoi muscoli ben piazzati per portare due scatoloni per volta, impilato uno sopra l’altro in modo da bloccargli la visuale.
<< Stai portando all’interno più scatoloni insieme per fare prima? Si vede che non mi vuoi più tra i piedi>>
<< Ma che stai dicendo?! Questo per me è tutto work out! E poi cosa vuoi che siano un paio di scatoloni per me? >>
Michael finalmente posa a terra i due scatoloni e Marika si appresta ad aprirli per estrarne il contenuto.
<< Questi erano gli ultimi >>
<< Grazie Michael, come sempre sono in debito, anzi ordiniamoci una pizza e resta per la mia prima cena nella mia nuova umile dimora>>
Marika fa un gesto plateale con le braccia nel salotto del suo nuovo appartamento nel frizzante quartiere di Soho, molto luminoso, moderno e grande il giusto per una persona.
<< Speravo me lo chiedessi! Ovvio che rimango qui per cena, e comunque sei sicura che andrà tutto bene? Io non so come comportarmi se LUI verrà a chiedere del macello che hai lasciato nel vecchio appartamento…>>
<< Ancora ti preoccupi per Zip? Michael LUI ha un nome, oltre ad avere una appendice in mezzo alle gambe che non riesce a tenere chiusa nei pantaloni per più di qualche settimana appena vede una bella ragazza che non sia io>> dice mentre tira fuori dallo scatolone delle foto incorniciate.
Ebbene era così che era andata, l’aveva tradita. Dopo che alla fine della missione con Lara Croft si erano riappacificati e promessi che sarebbe stato per sempre, che stavolta era diverso, sarebbe andata bene. Be non era andata così: durante la missione in cui lei l’aveva aiutato a salvare il fratello aveva sentito chiaramente la telefonata con quella ragazza e si ricordava ancora perfettamente di come il sangue aveva ribollito nelle tempie e di come l’aveva piantato in quella fredda capitale europea, “che si arrangi! Che si faccia aiutare da qualche sexy Svetlana o come si chiama” aveva pensato ed era tornata subito a Londra, fatto gli scatoloni, mosso conoscenze e fatto telefonate per trovare un altro appartamento in fretta e furia tra le preghiere di Michael di calmarsi, che sicuramente c’era stato un malinteso, che lui non avrebbe MAI fatto una cosa simile, insomma era Zip! Marika non aveva intenzione di ascoltare l’ennesima giustificazione: era finita e starsene in quella casa piena di ricordi l’avrebbe solo mandata dritta nel tunnel della depressione.
Nel giro di qualche giorno Susan, la sua vecchia amica giornalista, le aveva riferito di un grazioso appartamento nel quartiere di Soho che era in affitto, non si era fatta scappare l’occasione e l’aveva fermato subito consegnando la caparra e firmando il contratto. Nel giro di pochi giorni aveva iniziato a fare scatoloni (sempre con sottofondo musicale le lagne di Michael sul fatto che lo stava lasciando al suo destino tutto solo).
La mattina stessa aveva caricato l’ultima scatola sul furgone ed era rimasta qualche istante nella vecchia cucina guardandosi intorno, si era messa le mani sui fianchi e aveva tirato un lungo respiro impedendo all’ennesima valle di lacrime di bagnarle il viso. Aveva chiuso gli occhi e respirato a pieni polmoni per qualche secondo, poi aveva riaperto le palpebre trovandosi davanti una foto che Anaya aveva scattato a loro due con una macchina Polaroid alla grande festa a mansion Croft. Le ritornarono alla mente i ricordi di come quella notte avevano ballato felici e spensierati e, di come dopo, di nascosto nella camera padronale di Lara, le mani di lui le avevano sapientemente slacciato il vestito incendiandole la pelle.
Il brivido di quel ricordo e di quelli successivi in cui erano stati felici tra le piccole gioie quotidiane e la passione che sempre li aveva uniti come calamite le aveva fatto scattare la molla: Aveva preso quella Polaroid e l’aveva strappata a metà gettandola per terra, poi si era voltata e aveva visto dei prototipi al quale stava lavorando Zip, li aveva mandati a terra con un gesto del braccio “tanto sei dannatamente bravo, nel giro di dieci minuti saranno di nuovo perfetti” aveva pensato, nonostante la rabbia la bontà di Marika era comunque li, in un angolino del suo cervello a fare presenza.
Era tornata in salotto facendo cadere altra oggettistica varia dalle mensole e aveva sorpreso Michael con le mani nei capelli a fissarla << Che stai facendo?!>>
<< Dico addio>> aveva risposto lei porgendo a Michael la sua copia delle chiavi.



Ciao Bellezzi,
mi fa troooppo strano scrivere un post dopo 12 anni di assenza da questo forum che per me è stato importante per il gioco, ma soprattutto per le risate e la nostra amicizia. Era da qualche tempo che vi pensavo con affetto e mi sono detta che potevo fare qualcosa senza intromettermi nel gioco.. e quindi ho pensato alla mia PERSONAGGIA del cuore ed eccomi qui. Ho pensato a scrivere dei racconti molto leggeri su cosa è successo a quella disgraziata dai capelli blu dopo che in preda ad un raptus ha piantato Zip.
Ci ho messo mesi a prendere coraggio solo per aprire la pagina di word vuota, ma poi quando le dita sono partite a scrivere è stato come se non avessi mai smesso.
Spero che apprezzerete i miei racconti, per me vorrebbe dire tantissimo!
Un abbraccio, vi si vuole bene <3
Elisa


Edited by MarikaSmith_ - 19/2/2024, 23:52
 
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view post Posted on 27/2/2024, 23:07
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L’appartamento di Soho è composto da un salotto e cucina arredati nello stesso ambiente, una camera da letto e un bagno con doccia e vasca da bagno (il sogno proibito di Marika).
Marika prende le due tazze da colazione che aveva estratto prima dallo scatolone e una bottiglia di vino bianco che aveva appositamente comprato per brindare, nel frattempo Michael torna con due pizze calde e le appoggia sul bancone della cucina.
<< Non ho bicchieri, li devo comprare domani, per stasera accontentiamoci di queste tazze>>
Marika stappa la bottiglia di vino bianco e versa due generose quantità nelle mug che sarebbero molto probabilmente più contente di contenere del te o del cafè caldo.
<< Starai bene qui? >> Chiede Michael mente addenta una fetta di pizza con voracità e scottandosi la lingua.
<< Si, starò bene, Michael ho bisogno dei miei spazi adesso, ma potrai venire a trovarmi quando vuoi, possibilmente con un minimo di preavviso>>
Marika porta alla bocca una fetta di pizza calda e pensa che no, adesso non stava bene al 100%, ma in futuro lo sarà. Finché si terrà lontana da un quartiere e, soprattutto, da una casa nella quale aveva condiviso momenti molto importanti della sua vita.
<< Sbaglio o da qui ci metti molto meno tempo a raggiungere il lavoro?>> dice Michael bevendo il vino dalla tazza
<< Si esatto, posso addirittura andare a piedi se è una bella giornata>> cosa assai rara in quel di Londra, ma si teneva aperta anche a questa possibilità, magari prima di andare in ufficio si sarebbe fermata in quella caffetteria che sfornava quei deliziosi pain au chocolat che ogni tanto Zip le portava in pausa caffè.
NO, al diavolo i pain au chocolat e al loro delizioso ripieno, al diavolo Zip Davis e alla sua incapacità di amarla.
Per un attimo la vena della tempia iniziò a pulsarle e con lei la voglia di lanciare il cartone della pizza, ma le era passata subito perché uno, non era più casa di Zip e lui non avrebbe assistito più ai lanci di oggetti punitivi, due la pizza era deliziosa e col cavolo che l’avrebbe sprecata.
Marika e Michael avevano terminato la pizza ed erano rimasti a chiacchierare per un altro po’, fino a quando la stanchezza della giornata aveva iniziato a farsi sentire.
<< Ok io vado a casa, PROMETTIMI che mi chiamerai se hai bisogno di qualcosa o se qualcuno cerca di importunarti>>
<< Si Michael, te lo prometto, vorrei ricordarti che sono in grado di badare a me stessa e che abbiamo concluso qualche settimana fa una missione in cui abbiamo salvato il mondo, nulla di che…>>.
<< Spiritosona>>
Michael si avvicina a Marika abbracciandola (o meglio, stritolandola) in modo fraterno, come solo lui poteva fare e dopo altre raccomandazioni si chiude la porta alle spalle mentre Marika da due giri di chiave.
E’ per la prima volta sola nella sua nuova casa, guarda la pila di scatoloni e gli dice << Non oggi>>. Mette i cartoni della pizza nella differenziata e le mug vuote nel lavandino e pensa che ora sarebbe fantastico avere una vasca da bagno piena di schiuma per potersi fare un bagno rilassante, ma aspetta, lei ha una vasca da bagno! Quel pensiero fa sgranare gli occhi a Marika che nel giro di un secondo si butta in bagno e accende l’acqua della vasca con entusiasmo, versa un bagnoschiuma profumato che comincia a fare tantissima schiuma voluminosa. Appena l’acqua è calda si spoglia ed entra in acqua emettendo un lungo sospiro.
I lunghi capelli blu notte sciolti si bagnano a contatto con l’acqua e Marika si incanta mentre li vede galleggiare sul bordo dell’acqua, li aveva sempre portati così perché le piacevano, e poi Zip adorava giocherellare con le lunghe ciocche, per non parlare di altri momenti in cui le sue mani erano nei suoi capelli per altri motivi molto più piacevoli. A quel pensiero Marika si immerge totalmente sott’acqua nella vasca chiudendo gli occhi, come punendosi per quel pensiero che non avrebbe dovuto attraversare nemmeno l’anticamera del suo cervello, non ora che era nella sua nuova casa, nella sua nuova vita, sola.
Sola.
Per la prima volta Marika si rende conto che è effettivamente così, niente Michael che irrompe in casa mostrando i bicipiti fiero dopo una sessione di allenamento, niente signora Peters che la spia dalla finestra in cerca di gossip, niente Zip che lavora ai suoi prototipi o al portatile. Niente di tutto questo.
Le immagini si susseguono veloci nella sua testa fino a quando emerge dalla vasca al limite del fiato corto. Si passa una mano sul viso cercando di togliere l’acqua insaponata che le brucia gli occhi e dopo qualche altro minuto a mollo esce dalla vasca rendendosi conto che non ha tirato fuori dagli scatoloni gli asciugamani.
<< Tipico mio! La solita svampita!>>
Fortunatamente gli scatoloni sono nel corridoio, molto vicini, e in qualche modo riesce a tirarne fuori uno di fortuna. Ritorna in bagno lasciando gocciolare acqua ovunque e pensando che era stata troppo impulsiva a buttarsi nella vasca senza preparare nulla precedentemente; quindi, facendo spallucce si lega l’asciugamano intorno al corpo ed inizia ad aprire lo scatolone con su scritto “vestiti” in cerca di qualcosa di comodo da indossare per dormire.
Dopo aver sistemato la piccola esondazione sul pavimento Marika si reca in camera sua dove, fortunatamente, aveva già preparato il letto con le lenzuola pulite acquistate lo stesso pomeriggio, si stende lasciando i capelli ancora leggermente umidi sciolti sul cuscino.
<< Sono diventati troppo lunghi, credo che li taglierò…>>
Con quel pensiero Marika chiude gli occhi e si addormenta nella sua nuova casa, lasciandosi andare ad un sonno ristoratore per il corpo e, forse, anche per il suo cuore.
 
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view post Posted on 5/3/2024, 21:41
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Londra, giorni dopo…

Marika si trova al bancone della cucina intenta a bere una tazza di te all’inglese, è una insolita domenica di sole in quel di Londra e decide di prenderla con calma, più tardi sarebbero arrivati i suoi genitori per visitare il nuovo appartamento e avrebbero pranzato insieme con qualcosa cucinato da lei stessa.
Michael era stato stranamente rispettoso della sua richiesta di voler stare un po’ sola a rimuginare e prendere confidenza con i nuovi ambienti, le aveva mandato qualche sms solo per accertarsi che lei non avesse combinato qualche disastro e le aveva sempre risposto che non aveva ancora dato fuoco a nessun fornello, per ora.
La tv è accesa solo per tenerle compagnia con qualche documentario o telegiornale in sottofondo mentre sbrigava le ultime faccende domestiche prima dell’arrivo dei genitori, ma in un attimo di pausa Marika si mette davanti alla tv ascoltando un servizio del telegiornale:
Giornalista:” Quindi spiegaci cosa fate nel vostro salone”
Intervistata: “Grazie alla nostra iniziativa e alla generosità dei nostri clienti abbiamo la possibilità di donare i capelli che noi tagliamo alle associazioni che li raccolgono e da essi creano delle parrucche per i malati di cancro sottoposti a chemioterapia: per i malati è un grande segno di forza di ripresa della propria quotidianità e della propria personalità, un vero toccasana per l’autostima! Ovviamente non tutti i capelli sono adatti purtroppo, vanno bene quelli particolarmente lunghi…”
Marika rimane imbambolata ad ascoltare appoggiandosi alla scopa elettrica che stava utilizzando in quel momento per ripassare i pavimenti, la ragazza in tv continua a spiegare, mente in sottofondo passano immagini di bambini, ragazzini e anche adulti con addosso le parrucche create con i capelli dei donatori:
“Aspettiamo a braccia aperte chiunque avesse voglia di fare questo gesto di grande cuore!”
D’istinto Marika estrae il cellulare dalla tasca dei jeans e fa una foto all’indirizzo del salone che è comparso sullo schermo della tv mentre la giornalista da le ultime indicazioni su come raggiungere il luogo e ringrazia nuovamente la proprietaria.
Dopo mezz’ora circa il citofono suona e i genitori di Marika fanno il loro ingresso nel piccolo appartamento della ragazza abbracciandola, il padre in particolare si ferma davanti a lei tenendole le mani sulle sue braccia come a controllarla con il suo sguardo scrutatore.
<< va tutto bene? >>
<< Si papà, va tutto bene, perché non entri e non esamini tua figlia in salotto invece che sullo stipite della porta?>>
Gli occhi del padre di Marika sono esattamente come quelli della ragazza, dolci e di un bellissimo azzurro cielo, che si tramutavano in occhi spettrali e inquietanti se lo si faceva arrabbiare. Proprio come la ragazza lui era molto altro, al contrario della madre che era minuta, ma allo stesso tempo molto tosta caratterialmente.
<< Tesoro qui è bellissimo, lo sai che però puoi tornare da noi quando vuoi? >>
<< Mamma, ho quasi 30 anni >>
<< Non mi interessa, tu sarai sempre la mia bambina >> le dice cingendole le spalle con un esile braccio.
<< Se ripenso a quel Davis e a come ti ha trattata…>> Dice il padre di Marika inforcando con un gesto secco la fetta di arrosto, ecco, ora era in modalità killer inquietante.
<< Non ci pensiamo per favore, siamo qui noi tre a farci un bel pranzo domenicale, perché rovinarlo?>>
Già non pensiamoci, ci aveva pensato lei abbastanza nei giorni scorsi in vari momenti della giornata, anche a lavoro il suo capo l’aveva nominato varie volte mentre parlavano della stesura del progetto e di come “le basi del software erano state sapientemente programmate dal signor Davis nel modo più eccelso” e di come “le sue dimissioni erano state una grossa perdita per l’azienda”: Già, grazie per avercelo ricordato per l’ennesima volta Mike. Anche le “dimissioni” del signor Davis erano una grossa perdita per la vita di Marika, in termine di sentimenti e lacrime versate.
Fortunatamente aveva al suo fianco la sua famiglia e gli amici, per non parlare del lavoro che la distraeva per la maggior parte delle ore giornaliere: il team era veramente affiatato e valido e lei, che era sempre stata molto riservata, era riuscita a tirar fuori il carattere e a diventar una buona responsabile per loro. Il progetto stava andando talmente a gonfie vele che Mike aveva parlato già di un probabile grosso cliente nordeuropeo che era interessato all’acquisto del software richiedendo addirittura la customizzazione ad hoc per la sua azienda, il che le avrebbe dato altro lavoro da sbrigare, nonché un grosso aumento.
Dopo il dolce i genitori di Marika la salutano abbracciandola, promettendole di venire a trovarla nuovamente presto. Fatto ciò Marika si dedica a sistemare la cucina, cosa che le impiega almeno un oretta del suo tempo, quindi una volta terminato si getta sul divano di peso buttando fuori aria dai polmoni in un gesto liberatorio.
E’ molto tentata di passare la domenica pomeriggio sul divano a sonnecchiare, una vera e propria “lazzy Sunday” all’inglese, ma il sole fuori è troppo bello e l’estate si stava avvicinando, il che creava una temperatura perfetta all’esterno: quindi dopo qualche minuto si alza e va in camera a cambiarsi: indossa dei leggings e un top da jogging decidendo di dedicarsi ad una piacevole corsa pomeridiana ad Hyde Park.
 
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view post Posted on 19/3/2024, 14:38
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Londra, Hyde Park

hyde-park-londra

Le cuffie nelle orecchie, una corsa veloce ma non troppo e il rumore del suo respiro: ecco le tre cose che stavano facendo compagnia a Marika in quella domenica pomeriggio stranamente soleggiata in quel di Londra. Hyde Park è in fiore, ma sta piano piano lasciando posto alle verdi foglie che avrebbero fatto compagnia ai numerosi visitatori durante il periodo estivo.
Qua e là si possono notare bambini che giocano, famiglie che fanno un pic nic o semplicemente coppiette intente a rilassarsi distese su grandi teli colorati. In quel momento Marika fa una curva trovandosi davanti a Kensington Palace, la residenza reale inglese, si ferma e fa un sorriso pensando a quanto fosse piccola la sua nuova casa a confronto di quel maestoso palazzo dove all’interno vivevano i principi reali inglesi e i loro adorabili bambini.
Davanti al palazzo c’è un grande lago pieno di cigni e altrettanti bambini con i loro nonni intenti a dare loro da mangiare del pane rappreso, Marika cammina riprendendo un fiato più regolare mentre si avvicina al lago e, appoggiata ad una panchina, rilassa la muscolatura delle gambe facendo dello stretching. Alza lo sguardo e nota dei nuvoloni scuri che stanno iniziando a fare capolino: conoscendo bene il meteo inglese aveva capito che da li a poco la tregua primaverile sarebbe terminata lasciando spazio ad un classico acquazzone. Fortunatamente non era così distante da casa (aveva corso/camminato per circa un’ora), quindi per tornare più rapidamente avrebbe preso la metro.
Marika scoglie la lunga coda di cavallo che si era fatta per correre più comodamente e si avvia a passo svelto verso la fermata della metro a pochi minuti da li, appena inizia a camminare le prime gocce di pioggia iniziano a cadere creando un classico via vai di persone intente a mettere via i teli da pic nic.
Nel giro di pochi minuti inizia a piovere abbondantemente, Marika è uscita di casa con una giacca antipioggia richiudibile nel suo marsupio sportivo; quindi, si ferma un attimo a lato della strada per indossarlo quando sente pigolare nella via laterale.
<< Che verso sarà? Fammi andare a controllare >>
Marika mette il cappuccio della giacca, ormai sta diluviando a dirotto, e si immette a piedi nella via stretta via laterale opposta alla fermata della metro nella quale deve entrare.
I pigolii si fanno più intensi e Marika si guarda intorno cercando di capire la provenienza di quel verso, fino a quando nota degli scatoloni posizionati nel retro di un pub. Marika si avvicina spostando le aperture delle scatole con le mani cercando l’origine di quei versi disperati fino a quando due occhi blu non si incrociano con i suoi.
Un batuffolo di pelo nero e due grandi occhi blu, che sembrano troppo grandi per quel muso affilato contornato da lunghi baffi. Quel gattino non doveva avere più di tre settimane di vita.
Lo spirito da crocerossina di Marika si presenta subito all’appello raccogliendo dalla scatola il gattino dal pelo freddo e bagnato.
<< E tu cosa ci fai qui? >> Marika lo guarda negli occhi come se il piccoletto potesse rispondere, mentre al contatto con le mani calde della ragazza si era all’istante calmato.
Marika si guarda intorno in cerca della madre, o almeno di tracce della sua presenza. Non c’è nulla. Il suo sguardo si sposta rapidamente dal gattino ai lati della strada: deve prendere una decisione.
<< Vuoi venire a casa con me? >> Dice infine, pensando che l’appartamento di Soho forse si sarebbe colorato di felicità inserendo un piccoletto da accudire, infondo era la cosa migliore che lei sapeva fare, prendersi cura degli altri al meglio delle sue possibilità. Così era stato anche in missione mentre con il suo sguardo vigile guidava gli altri in pericolose azioni di combattimento o quando aveva sempre una buona parola per tutti, o quando si ritrovava a medicare le ferite di guerra degli altri. Forse era destino che lei continuasse a farlo: prendersi cura dei più fragili.
<< Ok tu vieni a casa con me, facciamo così>> Marika si apre leggermente la giacca e si infila all’interno in gattino con il muso che fa capolino dalla zip, il piccolo sembra apprezzare il calore e comincia a fare delle leggere fusa.
<< Addirittura le fusa? Non sarà che sei un maschietto e che ti piace la posizione in cui ti sei piazzato?>> dice alludendo al fatto che il gattino è letteralmente rannicchiato al suo seno.
Marika si incammina verso la vicina fermata della metro, si avvicina ai tornelli usando il cellulare scansionando il suo abbonamento, il tornello emette un “bip” aprendosi e quindi si dirige al binario dove da li a qualche istante sarebbe arrivato il treno.
Il “nuovo coinquilino” di Marika fa capolino della giacca della ragazza, Marika guarda all’ingiù e sorride, una signora che attende la metro con lei lo nota e dice : << Oh ma è adorabile!>>
<< Già l’ho appena trovato randagio nel vicolo dietro il John Pub>>
La signora addolcisce maggiormente lo sguardo guardando l’insieme di quella giovane ragazza e il gattino.
<< Buona nuova vita a tutti e due, come lo chiamerai? >>
Marika rimane in silenzio alzando lo sguardo al soffitto e poi lo riabbassa sul micio e i suoi occhi blu che la fissano.
<< Blue>> dice infine con un sorrisetto, nel frattempo il treno arriva e tutti e due salgono iniziando così con un passo una nuova inaspettata convivenza.

 
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view post Posted on 8/4/2024, 21:18
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Appartamento di Soho


<< Hai preso un gatto?! >>
Michael si presenta a casa di Marika con un sacchetto enorme di cibo cinese e due birre, lei aveva aperto la porta sorridendo a Michael e tenendo in braccio Blue.
<< Ti avevo detto che ci sarebbe stata una sorpresa, ti presento la mia nuova coinquilina Blue!>>
Marika aveva portato Blue dal veterinario aperto h24 e aveva scoperto che era una femmina di circa un mese di vita e che probabilmente era stata sfamata, anche se non a sufficienza, dallo staff del pub dove l’aveva trovata. Era denutrita e debole, quindi era stata al negozio di animali comprando cibo per cuccioli, una cuccia calda e tutto ciò che la commessa le aveva consigliato per accogliere in casa un gattino.
La prima notte, dopo aver mangiato di gusto, Blue si era addormentata sul cuscino del letto di Marika, rifugiandosi tra i capelli di lei. Banalmente Marika aveva pensato che le ricordasse il manto di mamma gatta e l’aveva lasciata fare. Erano passati solo tre giorni da quando Blue era arrivata in quell’appartamento e si stava ancora ambientando. Si era abituata facilmente alla comodità del divano e della cuccia (decisamente meglio di uno scatolone mezzo marcio).
Certo, qualche piccolo “disastro” del caso c’era stato: come quando aveva lasciato sveglia tutta la notte Marika per l’improvvisa voglia di giocare e miagolare; il giorno dopo a lavoro Marika aveva delle deliziose occhiaie nonostante il trucco e dopo la domanda dei colleghi se ne era uscita con la frase: ”Ho una nuova bambina a casa!” e tutti erano scoppiati in una fragorosa risata.
<< Quindi un gatto, ok. Non potevi scegliere come coinquilina una bella ragazza da presentarmi? I miei appuntamenti stanno andando tutti male ultimamente, quel Tinder non funziona! >>
<< Oh ma Blue è una bellissima ragazza! Guarda ti sta chiamando!>>
Blue è sollevata sulle zampe posteriori appoggiata con quelle anteriori sulle gambe di Michael, probabilmente attratta dall’odore dei noodles.
<< Oh si certo, non credo che lei sia interessata a uscire con me a divertirsi con il magico fluido del nonno>>
<< Michael quel fluido è, insomma, sarà anche di tuo nonno ma non mi ha mai dato troppa fiducia, ti vorrei ricordare di certe volte in cui tu e Donald ne avete usufruito in missione durante le serate libere…>>
<< Che grandi serate! Che belle sbronze! Donald è un mito!>> Michael sorride sognante pensando alle serate in cui lui e Donald si erano dati alla pazza gioia bevendo il “fluido” alcolico inventato dal nonno di Michael, la cui ricetta rimane ancora un mistero.
Chissà come sta Donald? E Christel? Li aveva visti partire insieme dopo la missione, sperava con tutto il cuore che, almeno loro, avessero trovato la felicità insieme. Marika pensa ai due ragazzi ed automaticamente il pensiero va a Xuan e alle sue galline, chissà come stava anche lui, sicuramente era felice insieme a Christel e Donald.
<< Oh mi ascolti?>> Esclama Michael.
<< Scusa ero sovra pensiero, pensavo a Donald e Christel… e Xuan>>
<< Non mi nominare quella peste e i suoi scherzi malefici>> Michael alza una mano come a scacciare dalla testa il pensiero del bambino e delle sue “innocenti” malefatte.
Marika ride e sorseggia della birra ripensando alla missione e a tutto quello che aveva affrontato, a tutte le persone che aveva conosciuto, in automatico il pensiero va ad Alexander e Leon: con il primo pensava fosse stato un colpo di fulmine, ma non aveva semplicemente funzionato. Mentre con Leon le cose stavano andando bene, fino a Tokyo e a quella notte di lavoro nel magazzino con Zip, che aveva riacceso vecchi sentimenti e passioni che probabilmente si stava tenendo represse da molto tempo. Marika si da una leggera pacca sulla testa allontanando i ricordi di quella notte e di come il senso di colpa l’aveva mangiata viva nel periodo successivo mentre Leon le stava accanto sorridendole ed amandola. Lei si odiava per questo: Leon era stato un ragazzo amorevole con lei e l’aveva sempre trattata bene, la faceva ridere ed era sempre stato molto generoso in ogni aspetto della loro storia. E come era andata finire? Aveva gettato tutto alle ortiche ammettendo sia a sé stessa che a lui che i sentimenti per Zip in realtà erano soltanto assopiti e risvegliati durante la missione lavorando a stretto contatto con lui. Gli aveva spezzato il cuore ed ora il karma l’aveva punita lasciandola di nuovo sola dopo il tradimento di Zip.
Dopo la cena Marika e Michael si mettono sul divano a guardare un film insieme a Blue che continua a dare zampate giocose al ragazzo.
<< Hai fatto colpo>> Dice Marika sorridendo guardando il quadretto formato da quel ragazzone e la piccola gattina.
<< Se potessi fare colpo sulle ragazze come ho fatto colpo con una gatta sarei a posto>>
Finito il film Michael saluta Marika e Blue lasciandole sole nell’appartamento. Marika va a prepararsi per la notte e poi prende in braccio Blue portandola in camera con lei.
<< Ti prego, fammi dormire stanotte, domani ho il meeting con il probabile cliente>> le dice adagiandola sul letto, quindi si infila sotto le coperte, Blue si accoccola come al solito sul cuscino usando la testa di Marika come appoggio per dormire.
<< Buonanotte Blue…>>
 
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view post Posted on 24/4/2024, 13:18
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Il giorno dopo


Marika si sveglia dopo l’ennesima notte dormita “a rate” per colpa di Blue che aveva deciso di miagolare e chiedere attenzioni: alle quattro di mattina aveva iniziato a correre per casa come una pazza inseguendo un topino di stoffa, Marika si era più volte alzata per cercare di requisirlo senza successo.
Marika si stiracchia nel letto e spegne la sveglia che violentemente le stava ricordando che era ora di alzarsi, quindi si alza e guarda Blue che ora dorme beata, scuote la testa negativamente mentre la guarda fare “le paste” a vuoto.
Quella mattina ci sarebbe stata la famosa riunione con il cliente nordeuropeo, quindi doveva essere preparata al meglio: opta per una mise formata da un tubino blu e giacca coordinata con scarpe con il tacco, si trucca velocemente coprendo le occhiaie e mettendo un mascara nero che esalta la grandezza dei suoi occhi “da cerbiatta” e si fionda nel traffico londinese.
La giornata è abbastanza soleggiata e quindi decide di fare un mix tra metro e camminata per raggiungere l’ufficio: quindi dopo pochi metri a piedi scende le scale della fermata della metro e si dirige al binario.
Quella mattina la fermata era abbastanza affollata e aveva la sensazione che qualcuno la stesse guardando, nonostante la famosa indifferenza che contraddistingue gli inglesi assonnati di prima mattina. Marika controlla l’orologio e si accerta di essere in largo anticipo mentre l’autoparlante annuncia l’arrivo del treno e mentre rialza lo sguardo si sente ancora osservata, l’estrema sensibilità empatica di Marika la faceva sentire a disagio nonostante non vedesse fisicamente che qualcuno la stesse guardando, deglutisce e sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio nel vano tentativo di togliersi quel disagio che aveva iniziato a farle venire le palpitazioni e il fiato corto. Non era la prima volta che questi piccoli attacchi di panico venivano a trovarla, ultimamente erano sempre più frequenti e oltre ai sintomi fisici aveva la sensazione che qualcuno la stesse guardando, non aveva mai scoperto nessuno fissarla, ma nella sua testa era così.
Quando il treno fa il suo arrivo al binario Marika si guarda intorno cercando di capire se effettivamente qualcuno la stesse guardando, ma la folla che si avvicina alle porte del mezzo la distrae dal suo intento, prende un bel respiro cercando di controllare l’ansia e sale sul treno con direzione centro di Londra.
Marika scende alla fermata che dista a pochi minuti a piedi dal suo ufficio e comincia a camminare a passo svelto per raggiungere l’entrata del palazzo che ospita la sede del suo ufficio, quindi fa il suo ingresso salutando la receptionist e prende l’ascensore, il quale ha una delle quattro pareti specchiate. Marika si controlla per l’ennesima volta il vestito cercando di raddrizzare una piccola piega con la mano, in quel momento il cellulare vibra nella sua borsa, lo estrae: Zip Davis.
Il faccione sorridente di Zip che Marika aveva impostato come immagine del profilo fa capolino sullo schermo del cellulare della ragazza, che per qualche istante rimane come impietrita. Perché proprio adesso? Perché proprio la mattina della riunione più importante per la sua carriera? Marika tiene il cellulare stretto in mano mentre la vibrazione continua imperterrita e gli occhi scuri di Zip la guardano. Marika non si rende conto di stringere il telefono tra le mani, tanto che le nocche le diventano bianche, e dopo qualche secondo il cellulare smette di vibrare.
Il fiato di Marika ritorna a farsi corto, in quel momento ricorda quando aveva risposto al telefono dopo giorni che non lo sentiva e aveva sentito quella assurda conversazione tra lui e una certa Kate nella quale parlavano di completi intimi e del letto comodo che probabilmente avevano condiviso, la vista di Marika comincia a farsi offuscata, proprio come le altre volte che aveva ricordato quella conversazione, e lo stomaco si stringe in una morsa dolorosa provocando una fitta di nausea. Chiusa in quell’ascensore sembrava ancora peggio delle altre volte in cui le era successo, perché era già successo molte volte, ma fino ad ora non voleva ammettere a sé stessa che fosse un problema.
Appena l’ascensore raggiunge il piano e le porte finalmente si aprono, Marika, prendendo tutta la poca forza che le era rimasta in corpo, si dirige verso il bagno, incontra Mike che la saluta, ma lei non risponde. Va dritta verso i lavandini e apre il rubinetto dell’acqua fredda bagnando i polsi cercando sollievo; quindi, si appoggia con i gomiti al lavandino e, sperando di essere sola, dice: << Perché proprio oggi? >>
Marika cerca di fare dei lunghi respiri lottando contro la gabbia toracica che si era improvvisamente ristretta contro i suoi polmoni, in quel momento la porta del bagno si apre, un uomo si ferma nella zona dei lavandini prima di svoltare verso l’area dei wc maschili, Marika si maledice e si vergona che qualcuno la debba vedere in questo stato, anche se è uno sconosciuto.
<< Sta bene?>> Le chiede una voce maschile con un accento decisamente non inglese, Marika rimane chinata con lo sguardo rivolto al lavandino e all’acqua che scorre sui suoi polsi, anche volendo non sarebbe riuscita a parlare per colpa del nodo alla gola, sarebbe riuscita al massimo a mugugnare qualcosa, ma opta per una scrollata di testa positiva.
Marika sente i passi di lui mentre si avvicina, un’ombra ora è accanto a lei, un’ombra con un profumo maschile delizioso: note marine e legno di cedro.
<< Mi dia le mani>>
Marika rimane impietrita non sapendo cosa fare per qualche istante, pensa che peggio di così non potrebbe andare, fino a quando lui le prende le mani, lei è costretta quindi ad alzarsi a schiena retta.
Un ragazzo alto, ben vestito con un completo blu navy, occhi colore del ghiaccio, capelli biondi tenuti molto corti ed in ordine e una leggera barba.
<< Faccia dei respiri profondi, apra e chiuda le mani>>
Se la definizione di “sentirsi stupida” potesse essere riscritta in questo momento da Marika, probabilmente descriverebbe questa scena, un perfetto sconosciuto che la assiste durante un attacco di panico nel giorno più importante della sua carriera. Marika voleva solo scoppiare a piangere come una bambina e farsi venire a prendere dalla mamma. La ragazza fa come lo sconosciuto le consiglia, chiude gli occhi e comincia ad aprire e chiudere le mani a ritmo con il respiro.
<< Bene, ora conti fino a dieci ad alta voce e con le dita…>>
Ma a cosa serviva tutto questo? E come faceva a sapere queste cose? Aveva per caso incontrato un medico? Sta di fatto che questo ragazzo la stava concretamente aiutando e lei si sentiva una perfetta stupida, una perfetta stupida a cui però l’attacco di panico stava passando. Di solito era lei la mamma chioccia preoccupata per tutti, ma questo tipo di persone sono quelle più difficili ad accettare l’aiuto altrui.
Marika apre gli occhi puntandoli sulle sue dita tremanti e fa come il ragazzo le dice di fare, comincia a contare piano piano ad alta voce, nella sua testa nel frattempo un neurone ha preso lo scatolone con scritto “reputazione” e lo sta scaraventando a terra prendendolo a calci. Marika si vergogna immensamente per quella situazione, chissà cosa diavolo sta pensando questo ragazzo? Sicuramente che lei è una debole e fragile piagnucolona che a quasi ventotto anni si fa venire gli attacchi di panico.
Marika ormai è arrivata a contare fino a quindici, alza lo sguardo e incontra, oltre agli occhi azzurro ghiaccio, il sorriso rassicuratore del ragazzo che la sta aiutando.
<< Molto meglio vero? E’ un vecchio trucchetto che uso spesso>>
Il respiro si era magicamente calmato e non sentiva più le costole stringersi contro i polmoni, una leggera tachicardia era rimasta, ma tutta la nausea e il nodo alla gola stavano piano piano andando via. Poi si ritrova a pensare alle parole del ragazzo, anche lui utilizzava questo metodo? Quindi anche lui aveva attacchi di panico? Troppe domande.
<< Gr…Grazie…>> riesce finalmente ad articolare Marika al giovane, il quale rimane davanti a lei scrutandola ed accertandosi che lei stia meglio.
<< Non c’è nessun problema, gli attacchi di panico possono capitare, mio fratello più piccolo soffre di ansia e depressione, e quindi il suo psicologo ci ha insegnato questi trucchi per calmarli>>
Marika si stupisce della naturalezza con il quale il ragazzo sta parlando di una problematica così grave come la depressione e ansia, la sua voce con quell’accento indefinito, tranquilla e ferma, la fa sentire come in una bolla sicura, prova quindi a ricomporsi e ringrazia nuovamente.
<< Scusi per questo brutto spettacolo, le posso offrire un caffè per sdebitarmi?>> Marika doveva assolutamente rimediare al disagio provocato a questa persona e cercare di scrollarsi di dosso l’enorme imbarazzo.
<< Non si preoccupi, l’ho già preso, e comunque non è stato un brutto spettacolo, piuttosto ora va tutto bene? La vedo decisamente meglio e sta anche ricominciando a prendere colore sulle guance>> il ragazzo, essendo alto si china leggermente per controllare il viso di Marika, la quale si ritrova il viso di lui all’altezza occhi.
<< Si, molto meglio, grazie ancora>> dice portandosi le mani alle guance come per controllare che sia tutto a posto.
<< Si riguardi allora>> Marika lo guarda andare verso i wc maschili, prende un ultimo respiro profondo ed esce dal bagno. Gli occhi della ragazza faticano per un attimo ad abituarsi alla luce naturale che entra dalle vetrate degli uffici che, a differenza delle luci fredde dei neon del bagno, illuminano a giorno tutte le stanze.
<< Non gli ho nemmeno chiesto il nome>>, pensa mentre Mike la raggiunge come una saetta.
 
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view post Posted on 30/4/2024, 17:46
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vetrate-per-interni-ufficio


<<marika cosa ti succede? Stai bene vero? Non è che mi stai male proprio oggi che abbiamo la presentazione vero? Loro sono già arrivati e sono nella sala meeting, questi vichinghi sono in anticipo di mezzora!!>>
<< I vichinghi non esistono più da un pezzo Mike, e comunque si sto bene, avevo solo un’urgenza bagno>>
<< Oh grazie al cielo! Sai avevi un colorito strano, misto tra il verde e il grigio>>
Marika intravvede attraverso le pareti di cristallo della sala meeting che al tavolo sono già accomodate tre persone, tre uomini vestiti di tutto punto che sorseggiano il caffè, probabilmente preparato dalla segretaria di Mike, che sta ancora farneticando qualcosa sui vichinghi.
<< Vado un secondo dai ragazzi e vedo a che punto sono, ti raggiungo tra un minuto e cominciamo>>
Marika si dirige verso l’ufficio dove il suo team solitamente lavora ed entrando trova il gruppetto di ragazzi: Craig digita sui portatili alla velocità della luce, Jason cammina avanti e indietro farneticando e ripetendo la sua parte di presentazione, Kelsie si sta mangiando le unghie e Jay, il ragazzo che solitamente è più agitato, stranamente tranquillo.
<< Emn, ragazzi? Devo chiamare il reparto psichiatria?>> si, grazie Marika, sarebbe molto utile anche a te, Xanax e Champagne per tutti? Pensa tra sé e sé.
<< Sei arrivata!!>> Jason la raggiunge e le si piazza davanti, tutti gli altri smettono di agitarsi e la guardano sollevati. << Stiamo sistemando gli ultimi dettagli, Marika, siamo pronti per questa presentazione? Io non lo so insomma ci stiamo lavorando da settimane e se tutto va bene ci ritroveremo tanto di quel lavoro, non so come faremo>>
Marika blocca Jason prendendolo per le esili spalle, aveva già avuto lei un attacco di panico, non c’era bisogno che anche Jason o qualcun altro del team ne avesse uno.
<< Jason, andrà bene, ci siamo preparati, siamo pronti e durante la presentazione saremo impeccabili e professionali, il programma gira alla perfezione, quindi non voglio vedere musi lunghi e insicurezze adesso, ok?>>
La voce di Marika funziona come una panacea per le insicurezze dei quattro ragazzi che nel giro di pochi istanti si calmano.
<< Adesso, vi voglio carichi per questa presentazione, siete pronti?>>
<< Si>> dice Kelsie rinvigorita dalle parole della loro team leader
<< Brava Kelsie! Andiamo in sala meeting insieme ok? Prendete i portatili>>
Marika aiuta i ragazzi a raccogliere i portatili e il necessario tecnologico per la presentazione del software, quindi si avvia prima di tutti fuori dalla stanza seguita dai quattro giovani programmatori. L’unione di quelle cinque menti messe insieme avrebbe potuto tranquillamente programmare l’implosione del pianeta terra. Mike aveva selezionato quei quattro ragazzi dall’élite dei neolaureati inglesi e con Marika al comando aveva creato una task force perfetta per la creazione del nuovo software di sicurezza ad alto livello.
<< Ci stanno già guardando male!>> Dice Jason riferendosi agli acquirenti che li stanno guardando dalle vetrate della sala meeting, ovviamente nel loro sguardo non c’è alcun astio, ma il giovane neolaureato mezzo genio è molto ansioso e poco a suo agio ad avere a che fare con estranei.
<< Jason, non è vero sono tranquillissimi, Janice ha anche fatto loro un buon caffè dei suoi, vedrai che saranno più che interessati alla presentazione>>
Marika si avvicina alla maniglia della porta in vetro, si volta verso i giovani visi del suo team e sorridendo dice << Pronti?>>, lo sguardo dei quattro è spaventato come un cagnolino durante un temporale estivo. Marika si volta verso la porta e sfoggiando il suo sorriso migliore fa il suo ingresso nella sala meeting salutando e stringendo le mani agli omoni norvegesi (o vichinghi, come avrebbe detto Mike).
Erano tutti e tre parecchio alti, di età tra i 40 e i 50 anni, se li immaginava esattamente così tre uomini norvegesi, mancava soltanto un completo con camicia a quadri, jeans e ascia per tagliare la legna mentre uno di loro si dedicava alla pesca di salmoni. Marika si trova subito a suo agio. Voglio dire, dopo che hai affrontato il Leone d’Oro e i Nephilim cosa può spaventarti? Ah si, le chiamate del tuo ex che deve giustificarsi sul fatto di essere andato a letto con un’altra. Ma non era il momento di pensarci, non ora che un mega attacco di panico le era passato grazie all’aiuto di un affascinante sconosciuto dal profumo inebriante.
Marika si appresta a presentare il suo team, finite le presentazioni tutti si accomodano, e lei si mette a capotavola pronta per iniziare la presentazione quando la porta della sala meeting si apre nuovamente. Il ragazzo che precedentemente l’aveva aiutata in bagno fa l’ingresso nella sala << Scusate>> dice << Avete già iniziato? Chiedo scusa a tutti>>, uno dei tre omoni dice qualcosa in norvegese, probabilmente lo riprende per essere entrato qualche istante dopo i saluti ufficiali, lui risponde sottovoce scusandosi e si avvicina ai giovani ragazzi del team di Marika, quindi si avvicina a lei sorridendo, le narici della ragazza si riempiono nuovamente di quel profumo maschile fresco e delizioso, sorride imbarazzata ricordando ciò che è successo qualche minuto prima nel bagno, lui, da vero signore, le stringe la mano presentandosi, come se non si fossero visti prima d’ora.
<< Molto piacere, Sky Dvala, sono il figlio di Sven Dvala>> il signor Sven è il mega boss dell’azienda, quindi lui in quanto figlio sarà in carico di molte responsabilità e mansioni, pensa Marika.
<< Marika Smith, piacere, non avevamo ancora cominciato; quindi non c’è bisogno di scusarsi>> dice la ragazza sorridendo cercando di mettere a proprio agio Sky. Ora che aveva l’occasione di guardarlo a mente lucida senza che il panico si prendesse il controllo del suo corpo, poteva notare che lui doveva avere all’incirca la sua età, forse qualcuno in più, la stretta di mani che si erano scambiati era decisa, ma allo stesso tempo non troppo forte. Mentre lo guarda tornare al suo posto al tavolo da meeting non può far a meno di notare la sua altezza effettiva, decisamente importante, come ogni nordeuropeo che si rispetti. Aveva la giusta quantità di muscoli, e il completo blu navy fascia le larghe spalle. Sicuramente è un ragazzo che tiene al suo aspetto.
Marika attende che Sky si metta a sedere ed inizia la presentazione del software, quando la ragazza comincia a parlare in “informatichese” i quattro ospiti iniziano ad ascoltare interessati, ogni tanto Marika cede la parola ai giovani membri del suo team, i ragazzi anche se all’inizio sono un po' impacciati, dopo pochi interventi prendono confidenza guidati anche dallo sguardo rassicuratore della loro capa.
Marika e il team terminano la riunione dopo circa un’ora, lasciando spazio alle domande e alle richieste dei clienti, creando così una conversazione in merito al programma che avrebbero dovuto creare ad hoc per l’azienda del signor Dvala.
<<… Detto questo ovviamente siamo aperti qualsiasi vostra richiesta di customizzazione>> conclude Marika prendendo gli appunti raccolti durante la riunione, i tre omoni e il giovane Sky si guardano e iniziano a parlare tra di loro in lingua norvegese. Marika scambia un’occhiata fugace con Mike che alza due pollici in segno positivo, la ragazza di risposta fa un sorrisino e guarda i suoi giovani collaboratori fiera, schizzando l’occhiolino. I giovani, di conseguenza, nel modo più composto possibile, improvvisano una piccola esultanza, Kelsie forma due “V” con le mani in segno di vittoria. La presentazione era andata, ora stava ai clienti decidere.
<< Signori, abbiamo organizzato un coffee break nella sala pausa…>>
I quattro ringraziano e Mike li accompagna verso la sala pausa allestita dall’eccellente Janice con dolci e caffè. In quel momento Marika rimane da sola con i suoi “pupilli”, i ragazzi si alzano tutti insieme e si avvicinano a Marika esultanti (sempre con contegno)
<< Marika sei stata grande! Io avevo una paura di storpiare le parole!>>
<< Le hai storpiate Craig, ma non se ne sono accorti!>> Dice Jay prendendolo in giro.
<< Chissene ragazzi, la presentazione è andata bene, stasera si esce a bere!>> dice Jason.
Marika ride allegra vedendo i quattro ragazzi sollevati e finalmente rilassati dopo tanto tempo, ci avevano impiegato settimane a preparare la presentazione e dopo ansie e notti insonni finalmente era andato tutto bene.
<< Dai ragazzi, andiamo dai clienti e da Mike, prendiamoci anche noi un meritato break>> dice Marika invitandoli verso la sala pausa.
 
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10 replies since 5/12/2013, 01:33   124 views
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